“L’Italia è responsabile della morte di mio padre, mia figlia e mio nipote. Non possono perdere anche Eitan”. Lo ha detto Ester Coen Peleg, la nonna materna del bambino unico sopravvissuto alla strage del Mottarone. Al termine dell’udienza sulla vicenda in Israele la donna, che non è stata ammessa al dibattimento in aula, ha detto: “Cosa mi è rimasto, lo capite?”.
Il portavoce della famiglia Peleg: “Eitan sta bene, i rapporti tra le famiglie sono corretti”
Gadi Solomon, il portavoce della famiglia Peleg, nel giorno della seconda udienza per il suo affidamento al tribunale della famiglia di Tel Aviv, ha affermato che Eitan Biran, il bambino di sei anni unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarrone, “sta bene”.
Ora è in Israele, dove si trova da quando il nonno paterno Shmuel Peleg lo ha portato sottraendolo agli zii in provincia di Pavia l’11 settembre scorso.
“I rapporti tra le famiglie sono corretti”, ha proseguito Solomon. In Israele si trova anche la zia paterna di Eitan, Aya, che come stabilito nella prima udienza del 23 settembre può vedere il nipote tre volte alla settimana.
Seconda udienza
E’ intanto iniziata al tribunale della famiglia di Tel Aviv la seconda udienza sul caso. In aula il nonno materno Shmuel Peleg, che chiede che il bambino resti in Israele per farlo crescere nel rispetto della sua identità ebraica, e la zia paterna Aya, tutore legale del piccolo, al quale Eitan era stato affidato dal Tribunale di Torino. I parenti del bambino non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. Il tribunale di Tel Aviv dovrà decidere se applicare la Convenzione dell’Aja.