Open Arms, l'imputato Salvini accusa le Ong: "Complici delle morti in mare"
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Open Arms, l'imputato Salvini accusa le Ong: "Complici delle morti in mare"

La nave dell'Ong spagnola nell'agosto 2019, rimase in mare diversi giorni con 147 migranti a bordo senza ricevere l'indicazione del porto dove attraccare.

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23 Ottobre 2021 - 10.08


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Prima le accuse contro le odiate Ong: “Sono complici della morti in mare”. E poi la tiritera a metà tra arroganza e vittimismo:

Le accuse alla sinistra

 “Ditemi voi quanto è serio un processo dove verrà da Hollywood a testimoniare sulla mia cattiveria Richard Gere. Spero che duri il meno possibile perche’ ci sono cose piu’ importante di cui occuparsi. Mi dispiace solo per due cose, per il tempo che tolgo ai miei figli e per i soldi che gli italiani spendono per questo processo politico organizzato dalla sinistra”. Cosi’ Matteo Salvini all’uscita dall’aula bunker del Pagliarelli, a conclusione della prima udienza del processo in cui e’ imputato per sequestro di persona ed omissione di atti d’ufficio per il caso Open Arms. 
Il processo

Il giudizio da un punto di vista penale lo darà la magistratura.
Il giudizio, da un punto di vista etico e politico, è chiaro da tempo: la vicenda dell’Open Arms, al pari di altre prove muscolari sulla pelle della povera gente, è stata una delle vicende più basse nella storia della repubblica italiana.

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Ora però la parola è ai giudici: 

Ha preso il via stamattina nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo il processo Open Arms che vede l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio nell’ambito della vicenda della nave dell’Ong spagnola che, nell’agosto 2019, rimase in mare diversi giorni con 147 migranti a bordo senza ricevere l’indicazione del porto dove attraccare.

Lo scorso 15 settembre l’udienza è stata aperta e subito rinviata a oggi dal presidente della seconda sezione penale Roberto Murgia.

“Io sono assolutamente tranquillo perchè ho servito il mio Paese – ha detto ieri Salvini incontrando i cronisti a Palazzo dei Normanni -. Compito del ministro dell’Interno è difendere i confini, la sicurezza e la dignità dell’Italia e io questo ho fatto da ministro. Il tribunale di Catania ha detto che non esiste alcun reato, e anzi ho semplicemente fatto il mio dovere, conto che senza perdere troppi mesi e far spendere troppi soldi ai contribuenti italiani, anche il tribunale di Palermo arrivi alla stessa conclusione perchè penso di essere l’unico ministro in Europa che va a processo non per questione di soldi ma perchè ha fatto il suo lavoro. Vado in tribunale tranquillo e abbastanza incredulo di un processo come questo – ha detto -. Perchè non penso che in Germania, in Spagna, in Francia o in Grecia avrebbero fatto lo stesso. Però siamo tranquilli, abbiamo salvato vite, abbiamo difeso il nostro Paese. Ho visto che arriveranno il sindaco di Barcellona, Richard Gere da Holywood, spero non si trasformi nel festival del cinema”.

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Tra i 26 testimoni inseriti nella lista depositata dall’accusa ci sono l’ex premier Giuseppe Conte, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che all’epoca dei fatti era vicepresidente del Consiglio.

Sono 21 invece le parti civili ammesse dal gup nel corso dell’udienza preliminare, conclusa ad aprile scorso, con il rinvio a giudizio. Oltre ai comuni di Barcelona e Palermo, ci sono Emergency, Asgi (Associazione studi giuridici immigrazione), Arci, Ciss, Legambiente, Giuristi Democratici, Cittadinanza Attiva, Open Arms, Mediterranea, AccoglieRete, Oscar Camps (comandante della nave), Ana Isabel Montes Mier (capa missione Open Arms) e alcuni migranti.

Il caso Open Arms ricorda quello chiusosi a Catania con il non luogo a procedere da parte del gup nei confronti del ministro Salvini, nell’ambito della vicenda Gregoretti.

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