Focolaio Covid all’Umberto I di Roma nel reparto Trapianti: "Urgono terze dosi per infermieri e fragili"
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Focolaio Covid all’Umberto I di Roma nel reparto Trapianti: "Urgono terze dosi per infermieri e fragili"

Nove contagiati tra soggetti vaccinati, quattro infermieri e cinque pazienti: “Clinicamente tutti i positivi stanno bene, hanno immediatamente cominciato la terapia e non mostrano una sintomatologia grave”.

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5 Novembre 2021 - 08.38


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Emergenza nel reparto Trapianti e dialisi del Policlinico Umberto I di Roma: un focolaio di Covid ha colpito nove persone tra soggetti vaccinati, di cui quattro infermieri e cinque pazienti. Il contagio, riporta l’edizione romana di Repubblica, sarebbe partito da un operatore sanitario.
Sulle pagine del quotidiano il dottor Alberto Deales, direttore sanitario del Policlinico Umberto I, rassicura sulle condizioni dei contagiati:
“Clinicamente tutti i positivi stanno bene, hanno immediatamente cominciato la terapia e non mostrano una sintomatologia grave”.
Il reparto Trapianti e dialisi è uno dei più delicati, frequentato da pazienti fragili. Com’è stato possibile che il virus entrasse? Il dottor Deales spiega:
“La dialisi prevede una lunga permanenza nella stessa stanza di operatore sanitario e paziente. Non credo ci sia stata disattenzione da parte dell’infermiere, anche con le protezioni il virus può trovare un pertugio dove insinuarsi”.
Ecco, dunque, che la variante Delta – più contagiosa – può riuscire ad evadere i dispositivi di protezione individuale e a schivare gli anticorpi della vaccinazione, soprattutto se questa è stata effettuata da diversi mesi.
In particolare, i componenti del personale sanitario sono stati i primi ad essere vaccinati a partire dal Vax Day di dicembre 2020, che aveva dato il via alla campagna vaccinale europea. Stesso discorso vale per i pazienti fragili. Entrambe le categorie, infatti, sono state incluse tra le categorie a cui riservare prioritariamente la somministrazione delle terze dosi di vaccino.
L’Associazione avvocatura degli infermieri, a cui sono iscritti 83mila operatori da tutta Italia dice a Repubblica:
“L’unica strada per rinforzare le difese immunitarie è la terza dose da effettuare dopo 6 mesi dal primo ciclo. Dobbiamo accettare che la pandemia non è finita, anzi, è in risalita, e ci richiederà inevitabilmente una vaccinazione periodica”.

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