Dalle informative depositate con la chiusura dell’inchiesta sulla Fondazione Open è emerso che la multinazionale del tabacco British American Tobacco (Bat) Italia stringeva accordi per neutralizzare emendamenti sgraditi e per avvicinare membri del Parlamento e del Governo.
Finanziamento illecito ai partiti, traffico di influenze illecite e corruzione. Queste le accuse con cui la procura di Firenze ha chiuso le indagini. Indagati a vario titolo 11 persone, tra cui Matteo Renzi, Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Marco Carrai e l’avvocato Alberto Bianchi.
Il rapporto tra gli esponenti di Bat Italia e pezzi del Giglio magico è uno dei filoni principali dell’inchiesta e ha portato all’accusa di corruzione per Lotti, Bianchi e per due manager di Bat, il vice presidente Gianluca Ansalone e il responsabile relazioni esterne, Giovanni Carucci.
Secondo quanto riporta Repubblica la lobby sarebbe arrivata ad esercitare pressioni sull’allora ministra della salute Beatrice Lorenzin.
La deputata Pd però non è indagata e, sentita dai pm, ha negato di aver dato seguito alle richieste della lobby.
“Non ho sollecitato alcun intervento” ha dichiarato. Il riferimento è a una mail ricevuta da Lorenzin il 12 maggio del 2015 ed inviata da Bianchi, presidente di Open. L’oggetto della mail era: “procedura comunitaria su pacchetto generico”. Il contenuto, secondo la ricostruzione, era un promemoria sul contenzioso pendente alla Corte di giustizia sulla possibilità per gli Stati membri di rendere ancora più rigide le misure imposte da una direttiva Ue.
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