Parla l'agente che ha salvato una bimba in mare: "Non dimenticherò mai come si aggrappava a me"
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Parla l'agente che ha salvato una bimba in mare: "Non dimenticherò mai come si aggrappava a me"

Luigi Crupi, l'agente che si è buttato nelle acque dell'isola di Capo Rizzuto per salvare 78 migranti a Repubblica: “Non abbiamo esitato un attimo”

Luigi Crupi, l'agente che si è buttato nelle acque dell'isola di Capo Rizzuto per salvare 78 migranti
Luigi Crupi, l'agente che si è buttato nelle acque dell'isola di Capo Rizzuto per salvare 78 migranti
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5 Novembre 2021 - 14.47


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Probabilmente qualcun’altro avrebbe agito diversamente ma fortunatamente, lì, c’era l’uomo giusto nel momento giusto.
“Non dimenticherò mai come quella bambina si aggrappava a me. Io ne ho due della stessa età e sentivo lo stesso abbraccio. È stata una grandissima emozione portarla in salvo”.
Queste le parole di Luigi Crupi, 42 anni, il poliziotto che la scorsa notte ha salvato una bimba in mare nelle acque in tempesta dell’isola di Capo Rizzuto. Il capo delle volanti di Crotone è stato coinvolto dalla Capitaneria di Porto nelle operazioni di soccorso di un veliero, con 78 migranti a bordo, tutti di origine siriana e pakistana, che si era incagliato a un centinaio di metri dalla spiaggia e che rischiava di ribaltarsi con la forza del vento e della risacca.Intervistato da Repubblica, ha dichiarato:
Ci siamo ritrovati in una situazione di estrema emergenza alle 21 di ieri sera. Pioveva, c’era forte vento e risacca e la barca oscillava paurosamente. Non c’era altro modo che buttarsi in acqua per salvare quella gente, che si sporgeva dalla barca e gridava aiuto. I bambini erano terrorizzati, nessuno di loro sapeva nuotare, i genitori ce li porgevano disperati implorandoci di prenderli. Non abbiamo esitato un attimo. Mi sono tolto cinturone e anfibi e li ho gettati sulla spiagga e i miei colleghi mi hanno seguito e abbiamo formato una catena umana.
L’ispottore prosegue spiegando che a bordo c’erano 15 bambini e anche tre disabili. 
La bambina che si è aggrappata a me viaggiava con il suo papà. Lui non parlava inglese ma capivo che nella sua lingua mi implorava di prendere sua figlia. Prima l’ha passata a un collega e la bimba si è aggrappata a un rosario che lui portava al polso. Poi me l’ha passata e lei continuava a tenere nel pugno quel rosario. Quando l’ho poggiata sulla spiaggia tra le lacrime, in inglese, mi ha detto: “Grazie, grazie, questo posso tenerlo io?”
I disabili, invece, li hanno trasportati in spalla, per cinquanta metri fino a terra. 
Ci abbiamo messo più di due ore ma alla fine siamo riusciti a salvarli tutti. Ed è stata una emozione fortissima, a ripensarci abbiamo rischiato anche noi ma in quei momenti non ci pensi un attimo. Vedi quei bambini, pensi che hanno affrontato un viaggio terribile e che la loro vita è nelle tue mani. E’ un’esperienza che mi porterò dietro tutta la vita.

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