Se è vero, sembra di essere negli anni “50.
“A motoria le ragazze dovrebbero nascondere le proprie forme per non attirare l’attenzione e non distrarre i compagni maschi”. È quanto avrebbe sostenuto una professoressa di educazione fisica del liceo artistico statale Marco Polo di Venezia vietando l’utilizzo del top del alle ragazze. Un divieto che è stato subito violato da alcune di loro che si sono presentate a scuola – come si vede dalle immagini postate dal Collettivo Polo-Las’ su Instagram – con un top sportivo, sfidando il freddo e srotolando su un ponte uno striscione contro la prof: “Cambiate mentalità, non i nostri vestiti”.
Altri studenti, anche maschi, hanno appoggiato la protesta con alcuni cartelli contro presunte costrizioni nel vestiario di ragazzi e ragazze. “La prof – affermano le studentesse – sostiene che le ragazze debbano coprire le proprie forme per non attirare a sé l’attenzione e non distrarre i compagni maschi. Ha poi minacciato di mettere una nota se alle prossime lezioni le ragazze si presenteranno di nuovo con top sportivi, ritenuti dalla prof ‘inadatti a un contesto scolastico’. Troviamo scandaloso e irrispettoso nei nostri confronti che i prof ci costringano a cambiare i nostri vestiti piuttosto che cambiare le mentalità delle altre persone”.
Dopo l’azione di protesta si è svolta un’assemblea degli studenti per studiare altre forme di protesta. “Viviamo in una città e in una società – scrivono le studentesse – dove siamo abituate ad avere paura, quando giriamo per strada la sera, quando siamo in un locale e sappiamo che qualcuno solo per come siamo vestite potrebbe pretendere di avere un rapporto con noi, di poterci fischiare o molestare. Con l’iniziativa di oggi abbiamo voluto ribadire che non siamo più disposte ad avere paura, vogliamo rendere sicuro ogni spazio che attraversiamo, a partire dalla scuola – concludono – per arrivare alle strade e agli spazi della nostra città”.
“Ci siamo trovati tutti, uomini e donne – racconta una ragazza – con top sportivi, per manifestare anche sulla tematica per cui l’Italia è uno dei pochi Paesi in Europa in cui l’educazione sessuale non è obbligatoria. E quando la si fa è pura anatomia. Andrebbe piuttosto insegnato il rispetto del diverso, il consenso, le differenze, da questo è partita l’iniziativa”. La dirigente scolastica, interpellata sulla vicenda, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. “La preside non ha preso una vera e propria posizione, ha detto solo che ne avrebbe parlato con la docente”, ha riferito una delle studentesse.