Parole ancora una volta chiare e nette, che i sedicenti cristiani che cavalcano il razzismo cercano di non ascoltare.
“Davanti alla storia e davanti ai volti di chi emigra non possiamo tacere, non possiamo girarci dall’altra parte. A Cipro come a Lesbo ho potuto guardare negli occhi questa sofferenza. Per favore guardiamo negli occhi gli scartati che incontriamo. Lasciamoci provocare dai visi dei bambini, figli di migranti disperati. Lasciamoci scavare dentro dalla loro sofferenza per reagire alla nostra indifferenza. Guardiamo i loro volti per risvegliarci dal sonno dell’abitudine”.
Lo ha detto Papa Francesco nel corso dell’Angelus per l’Immacolata concezione in piazza San Pietro.
“Ricevere grandi saluti, onori e complimenti a volte rischia di suscitare vanto e presunzione – ha detto ancora – . Ricordiamo che Gesù non è tenero con chi va alla ricerca dei saluti nelle piazze, dell’adulazione, della visibilità. Maria invece non si esalta, ma si turba; anziché provare piacere, prova stupore. Il saluto dell’angelo le sembra più grande di lei. Perché? Perché si sente piccola dentro, e questa piccolezza, questa umiltà attira lo sguardo di Dio”.
Il discorso del Papa
“Tra le mura della casa di Nazaret vediamo così un tratto meraviglioso del cuore di Maria: ricevuto il più alto dei complimenti, si turba perché sente rivolto a sé quanto non attribuiva a sé stessa. Maria, infatti, non si attribuisce prerogative, non rivendica qualcosa, non ascrive nulla a suo merito. Non si auto-compiace, non si esalta. Perché nella sua umiltà sa di ricevere tutto da Dio. È dunque libera da sé stessa, tutta rivolta a Dio e agli altri. Maria Immacolata non ha occhi per sé. Ecco l’umiltà vera: non avere occhi per sé, ma per Dio e per gli altri – sottolinea il Papa – Ricordiamoci che questa perfezione di Maria, la piena di grazia, viene dichiarata dall’angelo tra le mura di casa sua: non nella piazza principale di Nazaret, ma lì, nel nascondimento, nella più grande umiltà”.
“In quella casetta a Nazaret – ricorda Francesco – palpitava il cuore più grande che una creatura abbia mai avuto. Cari fratelli e sorelle, è una notizia straordinaria per noi. Perché ci dice che il Signore, per compiere meraviglie, non ha bisogno di grandi mezzi e delle nostre capacità eccelse, ma della nostra umiltà, del nostro sguardo aperto a lui e anche aperto agli altri. Con quell’annuncio, tra le povere mura di una piccola casa, Dio ha cambiato la storia. Anche oggi desidera fare grandi cose con noi nella quotidianità: in famiglia, al lavoro, negli ambienti di ogni giorno. Lì, più che nei grandi eventi della storia, la grazia di Dio ama operare”.
“Ma, mi domando, ci crediamo? Oppure pensiamo che la santità sia un’utopia, qualcosa per gli addetti ai lavori, una pia illusione incompatibile con la vita ordinaria? Chiediamo oggi alla Madonna una grazia: che ci liberi dall’idea fuorviante che una cosa è il Vangelo e un’altra la vita; che ci accenda di entusiasmo per l’ideale della santità, che non è questione di santi e immaginette, ma – dice il Papa – di vivere ogni giorno quello che ci capita umili e gioiosi, liberi da noi stessi, con gli occhi rivolti a Dio e al prossimo che incontriamo. Non perdiamoci di coraggio: a tutti il Signore ha dato una stoffa buona per tessere la santità nella vita quotidiana! E quando ci assale il dubbio di non farcela o la tristezza di essere inadeguati, lasciamoci guardare dagli ‘occhi misericordiosi’ della Madonna, perché nessuno che abbia chiesto il suo soccorso è stato mai abbandonato”.
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