A dieci anni dalla tragedia di Costa Concordia naufragata all’isola del Giglio, è tornato a parlarne il senatore Gregorio De Falco all’epoca capo della sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno: “Il tempo intercorso dalla tragedia ci ha allontanato dai dettagli e questo ci consente di vedere la vicenda complessivamente. Oggi possiamo capire che quella non fu soltanto una tragedia marittima: si è creata a causa di un’azione scellerata e non è legata alla tecnica della navigazione. Senza lo sfasamento avvenuto, nella figura del comandante, tra il proprio ruolo e il proprio interesse tutto questo non si sarebbe verificato”.
Quello del comandante Francesco Schettino fu “un atto scellerato, incompatibile con la sicurezza”. Lo ha detto il senatore Gregorio De Falco, capitano di fregata a dieci anni dal naufragio della Costa Concordia all’isola del Giglio.
“Tornare qui significa per me riabbracciare idealmente le vittime che purtroppo non siamo riusciti a tirar fuori dalla nave. Abbiamo però potuto registrare gesti di solidarietà enormi in quella tragedia, sia della comunità gigliese, sia dell’equipaggio della nave che si è prodigato in molti modi”, ha sottolineato De Falco parlando con i giornalisti all’Isola del Giglio per partecipare alla commemorazione del decennale del naufragio. A proposito della sua famosa frase rivolta al comandante della nave Francesco Schettino (“Torni a bordo, cazzo!”) De Falco ha osservato che è “una frase che viene decontestualizzata solitamente e normalmente e che però si inserisce in un percorso di comunicazione che andava avanti da ore: poi erano spariti tutti dalla plancia di comando, non rispondevano alla radio e neanche al telefono. E mistificavano la realtà”.
Nell’interesse dell’azione di soccorso – ha spiegato De Falco – io chiedevo che tornasse a bordo l’autorità della nave, ovvero il comandante, che poteva assumere su di sè la responsabilità anche di derogare ad alcune norme, che pur giuste, erano in concreto inefficaci per garantire la sicurezza di quelle persone”.
“Ad esempio – ha osservato – la capacità delle scialuppe è di 150 persone, ma tale limite ha senso nel mezzo del Mar Mediterraneo o dell’Oceano, perché la gente deve bere e mangiare, ma a 36 metri dalla costa e a circa 400 metri dal porto quella regola andava derogata da chi avesse avuto l’autorità per farlo, ovvero il comandante. E così non è stato, purtroppo”.