La pandemia è ad un nuovo stadio ed in Italia è sopraggiunta, ormai da circa un mese, la quarta ondata da Coronavirus. Ma quando ci sarà il picco? A fugare ogni dubbio c’è ministro della Salute, Roberto Speranza, che a Controcorrente ha delineato il quadro dell’epidemia Covid, oggi trainata in Italia dai contagi provocati dalla variante Omicron.
“L’Oms ci dice che ci stiamo avvicinando al picco. Il 10% di non vaccinati produce due terzi degli ingressi in terapia intensiva”.
Ha poi proseguito: “La vita della stragrande maggioranza degli italiani in questi mesi è stata senza grandi limitazioni. Nelle prossime settimane dovremo aprire un confronto in particolare con le Regioni, convocheremo un tavolo tecnico per discutere le proposte e affrontare questa fase che sembra diversa rispetto alle precedenti. Siamo però in un momento non facile, i numeri dei contagiati sono molto molto alti. Grazie ai vaccini, le ospedalizzazioni sono inferiori rispetto al passato ma la pressione è comunque molto forte. L’Oms ci dice che ci stiamo avvicinando al picco, dobbiamo valutare bene cosa accade nei prossimi giorni e, come abbiamo sempre fatto, adeguare le regole alla fase epidemiologica che stiamo vivendo”, ha detto Speranza.
“Qualche primissimo segnale di raffreddamento della curva si è visto, dovremo studiare il domani ma dovremo avere l’idea di abbassare la curva nell’immediato: questa è la priorità”, dice ribadendo l’obiettivo di “piegare la curva senza grandi restrizioni”.
Tra gli argomenti d’attualità, spicca il dibattito sulla possibilità di distinguere malati Covid dai positivi. “Oggi si passa di colore solo per le ospedalizzazioni, non per i positivi. Sostanzialmente siamo già in un modello in cui contano di più le ospedalizzazioni. Ci confronteremo con le Regioni, verificheremo passo passo i margini che ci possiamo prendere. L’arma fondamentale che ci consente di affrontare un’ondata così complicata, senza le restrizioni del passato, è il vaccino. Siamo ad un millimetro dal 90% di prime dosi, sono numeri importantissimi che ci consentono di gestire in maniera diversa questa fase. Il 10% di non vaccinati produce due terzi degli ingressi in terapia intensiva e circa la metà dei posti letto in area medica. Per questo, la migliore notizia di oggi sono le 92mila prime dosi. Se meno persone vanno in ospedale, il problema covid diventa oggettivamente un problema diverso”, afferma il ministro.
La variante Omicron è meno preoccupante? “Un paese con 300 morti al giorno deve essere anche attento alle parole. Ho sentito troppo spesso banalizzazioni, ‘un raffreddore, un’influenza’. Penso che con 3 dosi di vaccino la variante Omicron sia molto più debole e ci siano meno possibilità che il virus porti una persona in ospedale. Il virus non è un raffreddore o un’influenza, il vaccino ci consente di fare molte cose che un anno fa non erano possibili. Con questi numeri di contagi, senza vaccini saremmo stati costretti ad adottare misure durissime”.
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