Il cancro è certamente il male del secolo ma ad oggi quasi un milione di italiani è riuscito nell’impresa di guarire da questo male. Tuttavia capita che i guariti dal tumore, per la burocrazia risultino ancora malati subendo discriminazioni nell’accesso a servizi come ottenimento di mutui, stipula di assicurazioni sulla vita, assunzione in un posto di lavoro e adozione di un figlio.
Sul modello di altri Paesi Ue, Fondazione Aiom lancia la prima campagna per il Diritto all’oblio oncologico, ‘Io non sono il mio tumore’, e una raccolta firme per richiedere una legge ad hoc.
Il provvedimento permetterebbe di non essere più considerati malati oncologici dopo 5 anni dalla fine delle cure se il tumore è insorto da bambini e dopo 10 se insorto da adulti.
Sul modello di Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo, Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) lancia dunque la prima campagna per il riconoscimento del Diritto all’oblio oncologico. L’obiettivo è ottenere una legge che tuteli le persone che hanno avuto una neoplasia e che ora, per questo, vivono discriminazioni sociali. Oggi, infatti, per richiedere molti servizi è necessario dichiarare se si è avuto il cancro, anche se si è già guariti.
A sostegno dell’iniziativa sono stati realizzati la prima guida sul Diritto all’oblio, un portale web (dirittoallobliotumori.org) e una campagna social per promuovere la raccolta firme. Lo scopo è raggiungere 100 mila adesioni, che verranno portate al Presidente del Consiglio per chiedere l’approvazione della legge. Tutti potranno contribuire lasciando il proprio nome online o nei reparti di oncologia e piazze. La guida è scaricabile e sarà distribuita negli ospedali.