Il principio dello ius soli ‘onorario’ per i bambini stranieri nati a Bologna, progetto di campagna elettorale del sindaco Matteo Lepore, è fortemente osteggiato dalla Lega che promette “battaglia” in aula. Ma intanto fallisce il flash mob che era stato annunciato per oggi sotto le finestre del Comune: si radunano una decina di esponenti del Carroccio, ma il maxi-striscione che dovrebbe riempire l’iniziativa non arriva e il tutto si trasforma in una breve conferenza stampa.
A quanto pare, la Lega aveva intenzione di protestare nel cortile di Palazzo D’Accursio esponendo un messaggio di dieci metri con scritto “No Ius soli”. Dal capannello formato dai leghisti presenti, però, trapela che c’è stato qualche problema con lo stampa. Tant’è che spunta uno striscione artigianale d’emergenza, fatto di carta, che però non passa l’esame e resta ripiegato.
Ad ogni modo, “la nostra presenza qui oggi è per testimoniare una posizione totalmente contraria” all’introduzione dello Ius soli comunale, spiega la capogruppo leghista in Comune, Francesca Scarano. “Questo eventuale atto che la maggioranza probabilmente proporrà nelle prossime settimane in Consiglio non è di competenza e di pertinenza dell’amministrazione – sottolinea la leghista – ma comunque ribadiamo la nostra totale e netta contrarietà. Dobbiamo concentrarci maggiormente sulle problematiche della città in una fase delicata e drammatica come questa: pensiamo alle infrastrutture, alla viabilità, al caro-bollette e all’emergenza casa”.
La Lega dunque intende dare battaglia in aula? “Assolutamente, se Lepore e la maggioranza vogliono parlare di progetti relativi all’integrazione ci siamo – afferma il consigliere comunale Matteo Di Benedetto – però bisogna stare nelle competenze del Consiglio, non possiamo fare i legislatori. Dobbiamo guardare in concreto a cosa possiamo attuare qui per il bene della comunità. Noi ci siamo, anche con spirito collaborativo come abbiamo dimostrato in questi mesi e in queste settimane”.
La mossa sullo Ius soli ricorda il periodo in cui il sindaco precedente, Virginio Merola, “voleva dare la residenza a chi non ne aveva diritto, sono quelle forzature – attacca il consigliere regionale Michele Facci – che ovviamente sono contrarie alle competenze di una realtà municipale e assolutamente demagogiche”: queste operazioni “altro non fanno che distogliere l’attenzione dai problemi veri per i quali la città ha bisogno di risposte concrete”.
Dal Pd, invece, si fa sentire il parlamentare Andra De maria, per sostenere “con grande convinzione” l’iniziativa di Lepore: “Un segnale importante. Di valore nazionale. Ancora una volta Bologna è un riferimento per le battaglie di civiltà e per i diritti civili”. Queste decisioni “possono aiutare ad arrivare finalmente ad una legge nazionale”, dichiara il dem, mentre “alla destra che risponde con la propaganda dico che essere davvero comunità, accogliendo chi nasce in Italia come cittadino italiano, significa anche promuovere coesione sociale, crescita condivisa e sicurezza”.
Insicurezza e tensioni sociali “nascono dove c’è esclusione e conflitto. Per questo sbagliano gravemente quelle forze politiche che vogliono strumentalizzare paure e insicurezze sul terreno dell’immigrazione perchè così non fanno altro che aggravare problemi e tensioni”, conclude De Maria.