Le sanzioni imposte alla Russia iniziano a colpire i portafogli e le abitudini dei ricchi oligarchi di Mosca – basti pensare alla rapida voglia di cedere il Chelsea da parte di Roman Abramovich, ndr. In molti si stanno dissociando dalle posizioni oltranziste di Putin, altri – non gli oligarchi, ma i russi che potremmo definire ricchi – stanno incontrando grandi problemi in giro per il mondo.
E’ il caso di St. Moritz, ad esempio, celebre località sciistica. “Ci sono stati litigi e persino urla, ad esempio mercoledì in un ristorante dalle parti di Corviglia, proprio affacciato sulle piste. Il capofamiglia incredulo e furibondo, la moglie in lacrime, con una inutile borsetta Chanel appesa al braccio, i bambini spaventati, racconta chi era seduto al tavolo accanto. Le sanzioni contro i cittadini russi si sono materializzate così, davanti a un Pos che non risponde, le carte di credito morte, con il saldo da pagare e il Suv affittato in aeroporto a Samedan, gli extra, lo skipass, l’eliski e tutte le spesucce già messe sul conto”.
I protagonisti delle disavventure sono ricchi, molto, ma non ricchissimi. La serie A, ad esempio i veri oligarchi che abitano a Ginevra e dintorni, risulta essere oltre che sconcertata, irritata e addirittura dissociata verso l’imprevedibile Putin, assai preoccupata per il suo grande business che si estende nel mondo, e mica solo sul lago Lemàno”.
I veri oligarchi, infatti, possono permettersi di acquistare chalet costosissimi e di diventare residenti in Svizzera. Mille metri quadri a Suvretta, la zona più cara del mondo, costano 100 milioni di euro: “Un mercato a parte, inarrivabile se non per pochissimi”, dice un imprenditore del posto. Chi diventa proprietario di queste case da sogno può ottenere il “permesso di residenza”, pagando le tasse in Svizzere, iscrivendosi alla cassa mutua svizzera, ottenendo doppio passaporto e la possibilità di aprire conti svizzeri che non possono essere bloccati mai. In nessun caso.
E mentre i ricchi turisti in Europa scontano la questione sanzioni, il governo britannico Tory di Boris Johnson si dice pronto a sostenere provvedimenti legali di confisca di beni posseduti nel Regno Unito da oligarchi russi del business considerati in qualche modo vicini al sistema di potere del presidente Vladimir Putin per punire l’invasione russa dell’Ucraina. Lo ha detto in una serie d’interviste mattutine il vicepremier e ministro della Giustizia, Dominic Raab, accogliendo l’idea lanciata dalle opposizioni parlamentari, in particolare dai Liberaldemocratici, e già sposata dal ministro per l’Edilizia, Michael Gove, di usare i proventi di questo eventuale esproprio di fatto (inedito nella tradizione britannica) anche a favore dei rifugiati ucraini in fuga dalla guerra.
“Se emergeranno le prove (di un coinvolgimento di questi oligarchi nel sostegno della macchina da guerra di Putin, ndr) e le basi legali (per la confisca), ebbene lo faremo”, ha detto Raab, incalzato al riguardo. Il numero due di Boris Johnson ha poi evocato misure normative per limitare la possibilità che “oligarchi e cleptocrati legati a Putin possano continuare ad approfittare” delle garanzie dell’ordinamento britannico per querelare e minacciare di pesanti richieste di risarcimenti “autori o ong che denunciano corruzioni e abusi”.