L'ambasciatore Razov: "Nessuna minaccia sul nucleare da parte di Mosca, ma.."
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L'ambasciatore Razov: "Nessuna minaccia sul nucleare da parte di Mosca, ma.."

L'ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov ha criticato le armi inviate dall'Italia all'Ucraina e querelato la Stampa di Torino

L'ambasciatore Razov: "Nessuna minaccia sul nucleare da parte di Mosca, ma.."
L'ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov
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25 Marzo 2022 - 10.39


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Guerra in Ucraina e propaganda russa, visto che in Italia le quotazioni di Putin sono in netta discesa. “Nessuna minaccia sul nucleare da parte di Mosca, ma riflessioni di scenari possibili in caso di minacce per la sicurezza della Federazione russa” “Sono in corso trattative e noi auspichiamo un esito positivo”. Lo ha detto l’ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov, uscendo dal tribunale di Roma a piazzale Clodio.

La querela alla Stampa

”Penso che avete fatto caso che il 22 marzo sul quotidiano La Stampa è stato pubblicato un articolo in cui si considerava la possibilità dell’uccisione del presidente della Russia: non c’è bisogno di dire che questo è fuori dall’etica e dalla morale e dalle regole del giornalismo”.

”Nel codice penale della Repubblica italiana si prevede la responsabilità per l’istigazione a delinquere e l’apologia di reato. In precisa conformità alla legislazione italiana oggi mi sono recato in Procura per presentare una querela con la richiesta alle autorità italiane di esaminare obiettivamente questo caso. Confido della giustizia italiana”.

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Dolore per le vittime civili ma...
 “Provo molto rammarico” per le vittime civili in Ucraina, ma per “otto anni ho visto quello che hanno passato i civili nel Donbass: ci sono stati  oltre 14mila morti, tra cui molti bambini”.  “Le forze ucraine continuano a bombardare con armi pesanti i civili nel Donbass”, ha aggiunto.

La critica per le armi all’Ucraina
 “La cosa che ci preoccupa è che gli armamenti italiani saranno usati per uccidere cittadini russi. Voglio ricordare che la decisione è stata presa quando è iniziata la prima tappa delle trattative: i fucili vengono distribuiti non solo tra i militari, ma anche tra i cittadini e non si capisce come e quando saranno usati”.

Lavoro in Italia da 8 anni e ho lavorato con Renzi, Conte, Letta e adesso Draghi. Abbiamo fatto di tutto per costruire ponti, rafforzare i rapporti in economica, cultura e altri campi. Con rammarico adesso tutto è stato rivoltato”.

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