Guerra in Ucraina, effetti collaterali sulla giustizia italiana.
Mosca esce dal Consiglio europeo e le conseguenze arrivano anche sul fronte dell’assistenza giudiziaria: la Russia non è più obbligata a rispondere alle richieste di rogatoria degli Stati Ue. Uno dei primi effetti – da quanto trapela in procura a Milano – è che potrebbe calare il silenzio nei confronti dei magistrati titolari dell’inchiesta ribattezzata Moscopoli che vede indagati l’ex portavoce di Matteo Salvini e presidente dell’associazione Lombardia-Russia Gianluca Savoini, l’avvocato Gianluca Meranda e l’ex banchiere Francesco Vannucci.
L’accusa ipotizzata a vario titolo per tutti è corruzione internazionale, nell’ambito di una presunta compravendita di una partita di petrolio che sarebbe dovuta servire, tra le altre cose, a finanziare le casse della Lega.
L’andamento delle indagini per mesi è rimasto appeso a una rogatoria inoltrata lo scorso maggio a Mosca in cui si chiedeva, tra le altre cose, di poter interrogare cinque persone tra cui il ceo di Rosneft e gli interlocutori russi, seduti al tavolo del Metropol di Mosca con gli attuali indagati italiani, il 18 ottobre del 2018, per negoziare il presunto accordo.
La registrazione dell’audio di quell’appuntamento, pubblicato da Buzzfeed, diede il via agli accertamenti nel giugno del 2019. La risposta dei russi, arrivata solo a gennaio, è stata una richiesta di ulteriori informazioni per decidere come procedere sebbene i termini dell’inchiesta siano scaduti già a novembre. Nel frattempo, però, è esplosa la guerra, la Russia è uscita dal Consiglio europeo e le indagini, di questo fascicolo d’inchiesta, sembrano destinate all’archiviazione.
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