Solidarietà un tanto al chilo: questa la linea della Lega, che non si smentisce mai, nemmeno quando si tratta di accoglienza ai ‘profughi veri’. Perché saranno veri e vera sarà la guerra in Ucraina, ma sempre profughi sono. E prima gli italiani, sempre e comunque. Anche se a rimetterci sono i bambini.
A Vigevano, in provincia di Pavia, la giunta a guida leghista ha confermato che non intende concedere deroghe al regolamento sulla mensa ai bambini profughi ucraini. Tradotto, significa che il buono pasto sarà da pagare, sempre a tariffa massima, e non verrà offerto dal comune.
Non esistono indicazioni a livello nazionale, ogni comune deve decidere da sé come risolvere la questione. Molti comuni hanno pensato che la solidarietà ai bambini non ha prezzo e hanno deciso di pagare la mensa per chi è scappato dalle bombe. Vigevano no. E la decisione ha scatenato le opposizioni.
Il Polo Laico parla di “solidarietà svenduta per un pugno di voti”. Dal Pd, Arianna Spissu parla di “etichette e distinguo tra chi ha diritti e chi no, tra chi ci piace e chi non ha questo privilegio”. Emanuele Corsico Piccolini ha fatto due conti: “Si tratta di 8 bambini, non più di qualche centinaia di euro fino a fine anno. Un comune con 80 milioni di bilancio che non trova qualche centinaia di euro per dei bimbi scappati dalla guerra”.