Il ministro della Salute Roberto Speranza evidenzia che da oggi si apre una fase nuova, anche se le misure di allentamento pensate potrebbero non essere definitive, a fronte dell’aumento dei contagi: “La quarta dose si farà e sulle mascherine al chiuso decideremo a metà aprile”. Le mascherine al chiuso potrebbero scomparire dal primo maggio, ma il ministro sottolinea: “Attenzione, non abbiamo già deciso. Sono scelte che si fanno passo dopo passo, a metà aprile osserveremo il quadro epidemiologico, valutando la curva. La situazione degli ospedali ora è sotto controllo ma l’incidenza è alta e le mascherine sono particolarmente utili. E infatti questo mese restano obbligatorie al chiuso”.
La fine dell’emergenza rappresenta una fase nuova, che Speranza affronta però con la consueta cautela. Si legge su laRepubblica: “Si apre una fase nuova, il Paese affronta l’epidemia ancora in corso con strumenti ordinari. Non significa che la pandemia è finita. Non c’è un pulsante “off” che magicamente fa sparire il virus. Ma chi pensa che si debbano ancora usare gli strumenti di due anni fa è fuori dalla storia. È cambiato tutto: conosciamo meglio il virus, abbiamo i vaccini, le cure, sappiamo che le mascherine sono fondamentali. Ci vuole ancora attenzione perché la pandemia non si è conclusa ma serve anche il coraggio di aprire una fase diversa dal passato”.
Sulla quarta dose invece pochi dubbi: si farà, il punto è stabilire quando e a chi. Speranza ha chiesto agli altri Paesi europei di coordinarsi. Speranza tre giorni fa a Bruxelles ha fermato Germania, Francia e altri Paesi che volevano già partire con le somministrazioni chi agli over 80 e chi agli over 70. “Ho proposto di coordinarci, non ha senso andare in ordine sparso. Mi hanno seguito: si deciderà, dopo aver ascoltato gli esperti e le agenzie regolatorie, la settimana prossima”. Il via alla quarta dose per i più anziani, visto che Germania e Francia aspettano ma certo non torneranno indietro, è sicuro. Mancano i dettagli su tempi e fasce anagrafiche.
Con la fine dell’emergenza si conclude anche l’esperienza del Cts, ma il ministro della Salute sottolinea come il rapporto tra politica e scienza non cambierà. “Rivendico come un patrimonio del Paese il rapporto positivo che c’è stato tra politica e scienza. Ho profonda gratitudine nei confronti dei nostri esperti. Ora torniamo nella fase ordinaria e valorizzeremo le nostre istituzioni, cioè l’Istituto e il Consiglio superiore di sanità, oltre alle società scientifiche. Nessuno pensi che senza il Cts ci sia meno relazione tra politica e scienza” dichiara. E trova spazio anche per alcune critiche ad alcuni membri del cts, che secondo lui, in alcuni passaggi, “hanno fatto politica su tutto”.
Speranza ripercorre con la memoria i due anni di pandemia, ricordando i momenti più difficili, le ore insonni passate a studiare il virus. “Nessuno di noi aveva elementi empirici di certezza sull’esito delle nostre decisioni. Il 10 marzo è scattato il lockdown nazionale. Oggi possiamo dire che la scelta è stata giusta, ci ha permesso di salvare un numero enorme di vite umane evitando che il virus dilagasse fuori dal Nord Italia. Ma, appunto, ne abbiamo avuto la certezza solo dopo». Ha reso la situazione più pesante l’assenza in Italia di «una tradizione di gestione dell’emergenza sanitaria, né al ministero, né alla protezione civile”.
Il ministro ringrazia gli italiani “che hanno partecipato alla campagna in massa”, grazie anche all’adozione dell’obbligo di Green Pass: “Ha fatto la differenza, ci ha fatto raggiungere una delle migliori percentuali di vaccinazione in Europa e nel mondo. Ci sono Paesi come Austria, Germania e Olanda dove anche in questi mesi sono stati costretti a fare chiusure dure. Noi no, grazie alle alte coperture, figlie di un uso robusto del Green Pass e dell’introduzione dell’obbligo”.