Com’era logico aspettarsi, gli effetti della crisi economica post pandemia e quelli legati alla guerra in Ucraina, si stanno abbattendo soprattutto sulle fasce più deboli della società. E i rifugiati, di ogni provenienza, fanno parte di questa fetta di popolazione.
Le migrazioni spariscono dai media ma non cessano gli abusi in Libia, le morti in mare e i respingimenti indiscriminati alle frontiere. E cresce il numero delle donne rifugiate che hanno subito torture nei Paesi d’origine. Sono questi i punti qualificanti del Rapporto 2022 del Centro Astalli, il Servizio dei Gesuiti ai rifugiati, presentato oggi dal cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali Ue, dalle vice ministra degli Esteri, Marina Sereni, e da padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli.
“Nel 2021 sono 67.040 i migranti arrivati in Italia via mare, quasi il doppio rispetto ai 34.154 dell’anno scorso – si legge nel Rapporto – i minori stranieri non accompagnati sono stati 9.478, a fronte dei 4.687 del 2020. “Ancora oggi circa due migranti su tre sono ospitati nei Cas, i centri di accoglienza straordinaria pensati per far fronte all’arrivo dei grandi numeri”, rileva anche il servizio ai rifugiati dei Gesuiti, mentre “il sistema dell’accoglienza diffusa (Sai), con piccoli numeri e progetti d’integrazione più mirati accoglie solo circa 25.000 persone delle 76.000 presenti nelle strutture convenzionate”.
“Le persone in situazioni di particolare fragilità, vittime di tortura, violenza intenzionale o abusi sessuali, che nel corso dell’anno sono state accompagnate dal Centro Astalli sono state numerose”, si evidenzia inoltre nel Rapporto, che sottolinea: “Quasi tutte le donne seguite dal servizio di ginecologia (213 nel 2021) hanno subito torture, violenza di genere o abusi, nei Paesi di origine o durante i viaggi”. Nel 2021 è aumentato il numero di donne vittime di tortura che si sono sottoposte a una visita per il rilascio del certificato medico-legale da presentare alla Commissione Territoriale: sono state il 32% del totale, provenienti soprattutto da Nigeria, Senegal ed Eritrea. In generale, è cresciuta nei centri di accoglienza in convenzione con il SAI la percentuale di rifugiati vulnerabili (37% sono vittime di tortura e violenza): “Lavorare su percorsi di integrazione quando è venuta meno una presa in carico tempestiva della vulnerabilità rappresenta un aggravio molto serio sulla riuscita dei percorsi di autonomia”, si legge nel Rapporto del Centro Astalli, in cui si sottolinea anche che i richiedenti asilo che hanno vissuto l’esperienza del carcere in Libia “in modo pressoché unanime raccontano di abusi, violenze e persecuzioni”. “Nel 2021 – continua il Centro – si sono aggiunti a loro i migranti che sono riusciti ad arrivare in Italia passando dai Balcani e che raccontano di percosse e violenze da parte di forze dell’ordine nel tentativo di respingerli”.
Il Rapporto 2022 sottolinea gli aspetti critici per i quali i diritti dei rifugiati sono ancora “diritti poco esigibili” nel nostro Paese. “Continuano a essere molti gli ostacoli che impediscono a richiedenti e titolari di protezione internazionale di fruire realmente di diritti che dovrebbero essere loro garantiti per legge – sottolinea il Centro -. Uno dei primi scogli è ormai da anni l’iscrizione anagrafica, che rappresenta uno dei presupposti necessari per l’accesso effettivo ai diritti sociali. La digitalizzazione di molti uffici ha rappresentato un aggravio nella vita dei migranti forzati. Un percorso, il loro, già di per sé accidentato e reso tortuoso da una burocrazia respingente, è stato ulteriormente complicato dalle misure necessarie al contenimento della pandemia, che in molti casi non hanno tenuto conto delle difficoltà degli utenti più fragili”.
“Anche la campagna vaccinale – aggiunge il Rapporto – ha avuto bisogno dell’intervento del privato sociale per arrivare alle fasce più vulnerabili della popolazione. A Palermo la sede del Centro Astalli è divenuta un vero e proprio hub dove potersi vaccinare. Lo sportello sanitario di Catania è stato un riferimento per tutti coloro che, pur vaccinati, non riuscivano a ottenere il green pass perché non erano in possesso della tessera sanitaria”. Il servizio di accoglienza dei Gesuiti ha espresso preoccupazione “quando ostacoli, burocratici o organizzativi, finiscono per allontanare coloro che avrebbero più urgenza di sentirsi inclusi e accolti”.