Via Crucis mentre c’è una guerra che ha fatto decine di migliaia di vittime. «Il mondo ha scelto, è duro dirlo, ma ha scelto lo schema di Caino e la guerra è mettere in atto il `cainismo´, cioè uccidere il fratello». Torna a parlare della guerra in Ucraina, ma anche di tutti i conflitti che in questo momento sono nel mondo, Papa Francesco in questo Venerdì Santo segnato dal dolore per quanto sta accadendo nel cuore dell’Europa. Francesco è con il cuore, e con il suo inviato, il cardinale Konrad Krajewski, nelle città martiri dell’Ucraina. La Via Crucis del Venerdì Santo è stata celebrata dall’Elemosiniere, che per la terza volta dall’inizio del conflitto è in Ucraina, a Borodjanka, alle porte di Kiev, dove si sono consumati crimini efferati. Le stazioni della Via Crucis sono state sostituite con le soste davanti alle vittime civili che sono state trovate dopo il ritiro dell’armata russa. Krajewski ha voluto accarezzare quelle salme. E ha pregato anche a Bucha e a Irpin, accompagnato dal Nunzio apostolico, mons. Visvaldas Kulbokas, l’unico `ambasciatore´ che non ha mai lasciato Kiev ed è rimasto anche nei giorni più duri per la capitale accanto alla gente.
Il Papa ha parlato della guerra in un’intervista con Rai 1 e ha posto, ancora una volta, l’accento sulla corsa agli armamenti. «Io capisco i governanti che comprano le armi, li capisco ma non li giustifico. Perché dobbiamo difenderci, perché è lo schema `cainista´ di guerra. Se fosse uno schema di pace, questo non sarebbe necessario». Per il Papa «noi viviamo con questo schema demoniaco» che dice «di uccidersi l’un l’altro per voglia di potere, per voglia di sicurezza, per voglia di tante cose. Ma io penso alle guerre nascoste, che nessuno vede, che sono lontane da noi. Tante. Perché? Per sfruttare? Noi abbiamo dimenticato il linguaggio della pace: l’abbiamo dimenticato. Si parla di pace. Le Nazioni Unite hanno fatto di tutto, ma non hanno avuto successo».
Ma il Pontefice non abbandona la speranza che non deve essere confusa con l’ottimismo. «L’ottimismo possiamo comprarlo nel chiosco. Ma altra cosa è la speranza». «Il mio augurio è di non perdere la speranza, ma la vera speranza, che non delude, è chiedere la grazia del pianto, ma del pianto di gioia, del pianto di consolazione, il pianto di speranza».
Parole che trovano l’approvazione del ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «Il Santo Padre ci sta spronando a continuare su una strada del dialogo per la pace, che è quello che fa la diplomazia». «Sono d’accordo con il Papa, non c’è nient’altro che una soluzione diplomatica e di pace», sottolinea il ministro italiano.
Ed è questa forte speranza, che è una delle tre virtù teologali dei cristiani, a far confermare per questa sera, alla Via Crucis che torna al Colosseo dopo i due anni di pandemia, la presenza insieme di due donne, due amiche, una infermiera ucraina e una specializzanda russa, che in una preghiera silenziosa chiederanno il dono della pace per questi due popoli «fratelli». Il governo di Kiev, attraverso l’ambasciata presso la Santa Sede, aveva chiesto di rivedere questa scelta perché si considera prematuro parlare di perdono. Ma il Vaticano ha scelto (almeno fino a questo momento) invece di confermare una decisione «evangelica», come sottolineano ripetutamente dalla Santa Sede.
La Via Crucis al Colosseo segue la celebrazione della Passione del Signore, che si è tenuta nella basilica vaticana, nel corso della quale il Pontefice, per la prima volta, non si è prostrato a terra, come vuole la liturgia. Il dolore al ginocchio ha portato già in queste ultime settimane a modificare alcune tradizioni liturgiche per non affaticare troppo il Papa.
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