Il Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, non andrà a processo per il caso dei camici perché il fatto non sussiste: lo ha stabilito il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Milano. Il Governatore era stato indagato nell’inchiesta ormai nota con l’appellativo di “Caso Camici” con l’accusa di frode in pubbliche forniture. Oltre lui, erano coinvolte altre quattro persone, tra le quali il cognato Andrea Dini: per tutti, il giudice ha deciso “il non luogo a procedere”.
L’indagine si è concentrata sulla prima ondata pandemica e precisamente sul periodo di marzo/aprile 2020 quando Regione stava cercando disperatamente dei dispositivi di protezione individuale tramite la controllata Aria Spa. A ottenere un contratto da mezzo milione – che avrebbe poi consentito la fornitura di 75mila camici – è stata la Dama Spa, azienda controllata al 90 per cento dal cognato di Fontana.
Secondo gli inquirenti, a un certo punto, per evitare polemiche sul conflitto di interesse che sarebbe scattato dal legame di parentela e per tutelare l’immagine politica di Fontana, il contratto è stato trasformato in una donazione. Il Governatore poi avrebbe dato un risarcimento di 250mila euro al cognato. Fin da principio, i legali di Fontana hanno ribadito che i pubblici ministeri avrebbero dato “una lettura molto accusatoria dei fatti”.