“La migrazione è un fenomeno che va gestito non rinnegato, purtroppo constatiamo che nella pratica ci sono profughi di serie A e di serie B”. E’ quanto afferma Rossella Miccio, presidente di Emergency, intervistata in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, che si celebra il 20 giugno. Una giornata «simbolo», secondo Miccio, che deve contribuire ad aprire una riflessione, perché «oggi abbiamo tutti gli strumenti per essere una società accogliente, lo stiamo dimostrando con chi scappa dall’Ucraina, sarebbe giusto che facessimo altrettanto con chi è in fuga nel resto del mondo, cominciando anche a scegliere politiche internazionali che mirino davvero alla costruzione e al mantenimento della pace e non a quelli conflitti armati».
«Siamo assolutamente contenti che l’Europa si sia dimostrata così generosa verso i cittadini ucraini che stanno scappando da una guerra terribile: ben vengano le porte aperte, le facilitazioni e tutte le possibilità di accoglienza formale ed informale che sono state messe in pratica per aiutare oltre 7 milioni di ucraini che hanno lasciato il loro Paese di cui circa 130.000 arrivati in Italia. Un approccio – argomenta la presidente di Emergency – che dovrebbe essere normalità anche per tutti gli altri che fuggono da guerre e persecuzioni, indipendentemente dal loro paese di origine, ma purtroppo nella realtà questo non avviene. Anzi, nonostante i numeri di coloro che arrivano via mare o via terra siano di gran lunga inferiori rispetto agli ucraini giunti in Italia, si continua a parlare di situazione emergenziale, ingestibile, di assenza di risorse. Direi dunque che sì, nella pratica esistono tra profughi di serie A e di serie B».
«Il diritto d’asilo è una conquista della società moderna che non dovrebbe mai essere strumentalizzato per scopi politici. La nostra Costituzione – rammenta Miccio – lo garantisce e va ricordato che è un diritto individuale, non dipende dal Paese che si lascia ma dalla situazione da cui si sta scappando: tutte i profughi che arrivano da noi dovrebbero avere come minimo la possibilità che il loro percorso di vita venga preso in esame e nel frattempo essere accolti in maniera decorosa. Ciò, tuttavia, nel nostro Paese non succede ormai da tanti anni». La bussola dei diritti «è tenere più in considerazione la vita delle persone, ricordarci di essere nati uguali in dignità e diritti».
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