La Procura di Milano ha iscritto Marco Cappato, il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, nel registro degli indagati per aiuto al suicidio. Cappato è sotto accusa per il caso di Elena, malata terminale di cancro ma ancora autosufficiente: la donna è stata accompagnata da lui a morire in Svizzera con il suicidio assistito. Dopo il viaggio verso una struttura elvetica, Cappato è tornato in Italia dove si è autodenunciato davanti ai carabinieri.
Magistrati milanesi: atto dovuto – Il provvedimento è scattato come atto dovuto dopo l’autodenuncia dell’esponente dell’associazione Coscioni al suo rientro dalla Svizzera. Cappato si è presentato nella stessa caserma in cui a febbraio 2017, si autodenunciò per aver portato in Svizzera dj Fabo che, rimasto paralizzato e cieco dopo un grave incidente, gli aveva chiesto aiuto per porre fine alle sue sofferenze.
Ipotesi trasferimento degli atti a Venezia – All’esame dei magistrati del dipartimento Salute e lavoro c’è anche il nodo della competenza territoriale, che potrebbe comportare un trasferimento degli atti di indagine da Milano a Venezia.
Cappato rischia 12 anni – Ora Cappato rischia 12 anni di carcere perché la sentenza della Corte Costituzionale, che ha depenalizzato in parte il suicidio assistito in Italia, non comprende il caso di Elena, 69enne di Spinera, in Veneto: la donna infatti, nonostante un tumore ai polmoni avanzato, non era sottoposta a trattamenti di sostegno vitale, come Federico Carboni, primo paziente a cui è stato consentito l’accesso al suicidio assistito nel nostro Paese.