++ EMERGENZA IMMIGRAZIONE: REATI IN AUMENTO E I CLANDESTINI LA FANNO DA PADRONI. SBARCHI
QUINTUPLICATI++
Due “stellette” (in gergo giornalistico) stanno a significare l’importanza del lancio di agenzia. Come fake news ne avrebbe meritate pure tre. A spararla grossa è la Lega di Matteo Salvini.
Fake e realtà
La risposta, con tanto di dati, grafici, richiami a fonti autorevoli, è di Openpolis.
“Eppure guardando solo pochi anni indietro appare evidente come i numeri attuali siano tutt’altro che emergenziali.
Certo i problemi continuano a esistere, uno tra tanti ad esempio il perenne sovraffollamento dell’hotspot di Lampedusa. Da un certo punto di vista dunque il fatto che l’immigrazione sia a tutti gli effetti un fenomeno ordinario rende queste criticità ancora più gravi. Allo stesso tempo però descrivere l’Italia come un paese che sta affrontando un’emergenza migratoria non è né utile né realistico.
Gli sbarchi tra gennaio e agosto
Tra 2016 e 2017 quasi il 70% dei richiedenti asilo sono sbarcati in Italia nei primi 8 mesi dell’anno. Concluso l’agosto dunque è possibile farsi un’idea piuttosto concreta sull’andamento dei flussi migratori.
57.168 persone sbarcate sulle coste italiane dal 1 gennaio al 31 agosto 2022.
Come da più parti viene fatto notare in effetti questi numeri sono in aumento rispetto agli scorsi anni. Tuttavia in particolare tra 2018 e 2020 il numero di arrivi ha raggiunto il minimo storico. Per questo la crescita attuale può apparire molto più consistente di quanto effettivamente non sia.
Gli sbarchi di richiedenti asilo e rifugiati alla fine di agosto
FONTE: ministero dell’interno
(ultimo aggiornamento: lunedì 5 Settembre 2022)
Rispetto al 2016 infatti al 31 agosto sono sbarcate nei porti italiani meno della metà delle persone e in un contesto completamente diverso. Nel 2016 forse il termine “emergenza” poteva avere un senso, rispetto al livello d’impreparazione dimostrato dall’Italia nella gestione di quel volume di arrivi. Ma dopo 6 anni e molte misure che sono intervenute sulla materia, queste cifre non hanno motivo di destare preoccupazione.
Richieste di asilo e presenze nei centri di accoglienza
Peraltro è importante tenere presente che i dati relativi agli ingressi diffusi dal ministero dell’interno si riferiscono solo agli sbarchi, escludendo chiunque chi arrivi in modo diverso, ad esempio attraverso la rotta balcanica, ma non solo. Si pensi agli ucraini fuggiti dal conflitto oppure agli afghani arrivati in Italia in aereo durante il ritiro della coalizione occidentale dal Paese centro asiatico.
Se si guarda ai dati sulle richieste di asilo in effetti emerge anche in questo caso un calo consistente tra 2017 e 2019. Tuttavia nel biennio di maggiore calo degli sbarchi (2018-2019) il dato sulle richieste di asilo è sempre rimasto considerevolmente più alto.
FONTE: Elaborazione openpolis su dati ministero dell’interno
(ultimo aggiornamento: lunedì 5 Settembre 2022)
Certo non ci si può aspettare che questi due dati siano identici per diverse ragioni, in molti casi di natura burocratica. Ragioni che peraltro sono impossibili da ricostruire in maniera dettagliata vista l’assenza di informazioni ufficiali a riguardo. Tuttavia sembra evidente che parte di questa discrepanza sia legata anche agli arrivi via terra. D’altronde è proprio dal 2018 che i numeri della rotta balcanica sono tornati a crescere.
I numeri dell’accoglienza
I dati sugli arrivi e le richieste di asilo insomma ci raccontano di un fenomeno a tutti gli effetti ordinario, che varia nelle dimensioni di anno in anno e che anche per questo necessita di un sistema di accoglienza flessibile. Capace cioè di rispondere alle necessità che si presentano di volta in volta.
Guardando ai dati da questo punto di vista poi appare del tutto evidente che le presenze nel circuito dell’accoglienza sono sì cresciute, ma non in maniera così rilevante.
98.740 gli ospiti di centri di accoglienza al 31 agosto 2022. A fine 2017 erano 183.681.
Si tenga presente peraltro che i dati riportati riguardano le presenze nei centri. Guardando invece alla capienza per gli anni 2019 e 2020 (gli ultimi su cui, ad oggi, sono disponibili dati di dettaglio su Centri d’Italia) emerge che in entrambi i casi i posti disponibili nel sistema superavano le 100mila unità. Si può affermare dunque che se anche l’aumento che si sta registrano nel corso del 2022 si fosse verificato da un momento all’altro negli scorsi anni, il sistema sarebbe stato in grado di assorbirlo.
Con questo non si intende certamente dire che il sistema di accoglienza sia perfetto, tutt’altro. Negli anni infatti abbiamo spesso criticato questo modello evidenziandone limiti e criticità. Allo stesso tempo però un fenomeno ordinario, come questo, non dovrebbe essere affrontato attraverso una comunicazione emotiva e propagandistica”.
Fin qui Openpolis.
Diritto e castigo
Nel campo del diritto, Vladimiro Zagrebelsky è un’autorità assoluta. Per riassumerne la statura, questa breve biografia: Giudice della Corte europea dei diritti umani dal 2001 al 2010. Dirige il Laboratorio dei diritti Fondamentali (LDF) di Torino. Magistrato (dal 1965). Componente del CSM (1981-85 e 1994-98). Capo Ufficio Legislativo del Ministero della Giustizia (1998-2001). Presidente Commissione ONU (Vienna), per la giustizia penale (2000-2001). Autore di studi di diritto penale, storia e organizzazione della magistratura e diritti fondamentali: tra l’altro, con S. Bartole e P. De Sena, Commentario della Convenzione europea dei diritti umani, Cedam, Padova, 2012 e, con R. Chenal e L. Tomasi, Manuale dei diritti fondamentali in Europa, 2° edizione,Bologna, Il Mulino, 2019.
Ecco un suo illuminante articolo pubblicato il 3 agosto 2022 da La Stampa:“La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha dato risposta ai quesiti postile dal Tar della Sicilia in ordine alla portata del diritto dell’Unione riguardante l’attività di navi battenti bandiera di Stati membri dell’Unione, che sistematicamente si dedicano al soccorso umanitario in mare di persone in pericolo o in difficoltà. Si trattava del caso di due navi della Sea Watch, registrate in Germania e classificate come “navi da carico generale – polivalente”. Nei suoi ricorsi al Tar la società armatrice ha chiesto l’annullamento dei provvedimenti di fermo amministrativo delle sue navi, disposti nell’estate del 2020 dalle Capitanerie di porto di Palermo e di Porto Empedocle, che avevano effettuato ispezioni sulla sicurezza delle navi e la regolarità dei certificati di cui disponevano. Il fermo delle navi era poi durato a lungo, con controversie sull’esistenza e la gravità di certe irregolarità, che hanno anche visto contrapposte le autorità italiane a quelle tedesche. I ricorsi erano diretti contro il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (del governo Conte Due) e contro le due Capitanerie di Porto.
Come è noto, la normativa nazionale deve essere conforme a quella dell’Unione e, in caso di difformità, deve essere disapplicata. Quando la questione è dubbia il giudice nazionale chiede indicazioni alla Corte dell’Unione ed è poi tenuto ad adeguarvisi. Così farà il Tar nel decidere in concreto il caso delle due navi. Il tenore della sentenza della Corte vincola tutti gli Stati membri dell’Unione. Si spiega così l’intervento nella procedura davanti alla Corte della Commissione europea e di Germania, Spagna e Norvegia che sono Stati di bandiera di altre navi dedite al soccorso umanitario in mare. Le questioni decise dalla Corte europea riguardano essenzialmente i poteri dello Stato di approdo riguardo alle ispezioni a bordo e ai conseguenti provvedimenti cautelari come il fermo della nave. La sentenza della Corte discute la portata della direttiva europea n. 2009/16 sui controlli delle navi da parte dello Stato di bandiera e degli Stati di approdo. La interpretazione adottata tiene conto delle Convenzioni internazionali sul diritto del mare e per la salvaguardia della vita umana in mare. Il dovere di soccorso in mare e il corrispondente diritto, nella corretta visione della Corte, sono prevalenti rispetto ad altre esigenze. La difficoltà interpretativa nasce dal fatto che le due navi oggetto del ricorso svolgono sistematicamente una attività (quella di soccorso) diversa da quella propria della classificazione assegnata dalla Germania ai fini della registrazione. La diversità è rilevante sul piano della adeguatezza delle regole di sicurezza delle persone, dell’igiene, dello smaltimento dei rifiuti. Le regole, infatti, sono tarate in funzione delle normali 20-30 persone a bordo, mentre poi, come conseguenza dei soccorsi in mare, quelle che vengono a trovarvisi possono essere centinaia. Ma le modalità di classificazione in vigore non contemplano il caso specifico delle navi che svolgono sistematicamente opera di soccorso in mare. D’altra parte, l’eventualità dei soccorsi e la loro entità numerica, pur legate a una attività non occasionale e fortuita, dipendono dal caso. Pretendere che tali navi siano comunque predisposte per ricevere a bordo centinaia di persone è irrealistico e finirebbe con l’impedire ogni attività di soccorso organizzata da privati.
Le questioni di diritto non sono astratte. La loro stessa proponibilità ha conseguenze concrete, come la lunga
Argomenti: matteo salvini