Sei profughi siriani morti di fame e sete su un barcone: tra loro due bambini
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Sei profughi siriani morti di fame e sete su un barcone: tra loro due bambini

Lo ha denunciato l'Unhcr, sottolineando che lo staff dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati sta assistendo i 26 sopravvissuti sbarcati a Pozzallo, molti dei quali "presentano condizioni estremamente gravi, tra cui ustioni".

Sei profughi siriani morti di fame e sete su un barcone: tra loro due bambini
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12 Settembre 2022 - 18.14


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Ennesima tragedia della disumanità e dell’indifferenza: su un barcone diretto verso l’Italia. Sei rifugiati siriani – due bambini di uno e due anni, un 12enne e tre adulti – sono morti su un barcone, presumibilmente “di fame e di sete”. Lo denuncia l’Unhcr, sottolineando che lo staff dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati sta assistendo i 26 sopravvissuti sbarcati a Pozzallo, molti dei quali “presentano condizioni estremamente gravi, tra cui ustioni”.

Dopo il caso analogo della bambina siriana morta di sete perché bloccata su un barcone, il Mediterraneo conosce l’ennesima tragedia riguardo i migranti. Le vittime e i sopravvissuti si trovavano su un barcone alla deriva da diversi giorni nel Mediterraneo centrale, prima di essere soccorsi da una nave della Guardia Costiera italiana.

Le vittime

Oltre ai due bambini, sarebbero morti un 12enne e tre donne tra cui la nonna e la madre di alcuni bimbi che invece sono sopravvissuti. Secondo l’Unhcr, nel 2022 sono oltre 1.200 le persone che sono decedute e risultano disperse nel tentativo di traversare il Mediterraneo e raggiungere l’Europa.

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“Il soccorso in mare è un imperativo umanitario”

– “Questa inaccettabile perdita di vite umane e il fatto che il gruppo abbia trascorso diversi giorni alla deriva prima di essere soccorso”, afferma la rappresentante dell’Unhcr in Italia, Claudia Cardoletti. Il soccorso in mare è “un imperativo umanitario saldamente radicato nel diritto internazionale”, ma “allo stesso tempo è necessario fare di più per ampliare i canali sicuri e regolari. E anche crearne di nuovi, per fare in modo che le persone in fuga da guerre e persecuzioni possano trovare sicurezza senza mettere ulteriormente a rischio le loro vite”.

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