Valditara modello Minculpop: lettera anti-comunista alle scuole tra errori storici e falsi grossolani
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Valditara modello Minculpop: lettera anti-comunista alle scuole tra errori storici e falsi grossolani

Il ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, in una lettera invitata agli alunni delle scuole italiane fa una filippica anticomunista dimostrando la faziosità sovranista

Valditara modello Minculpop: lettera anti-comunista alle scuole tra errori storici e falsi grossolani
Salvini e Valditara
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9 Novembre 2022 - 19.51


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Una lettera da ministero della propaganda, con grossolani errori storici e false interpretazioni sull’attualità, tra l’altro dimenticando del tutto le tragedia del nazi-fasciamo e tentando di fare una filippica anti-comunista che nemmeno Almirante. Ed è piovuta una pioggia di critiche.

«Care ragazze e cari ragazzi, la sera del 9 novembre del 1989 decine di migliaia di abitanti di Berlino Est attraversano i valichi del Muro e si riversano nella parte occidentale della città: è l’evento simbolo del collasso del blocco sovietico, della fine della Guerra Fredda e della riunificazione della Germania e dell’Europa. La caduta del Muro, se pure non segna la fine del comunismo – al quale continua a richiamarsi ancora oggi, fra gli altri paesi, la Repubblica Popolare Cinese -, ne dimostra tuttavia l’esito drammaticamente fallimentare e ne determina l’espulsione dal Vecchio Continente». 

Lo scrive il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, in una lettera invitata agli alunni delle scuole italiane. «Il comunismo è stato uno dei grandi protagonisti del ventesimo secolo, nei diversi tempi e luoghi ha assunto forme anche profondamente differenti, e minimizzarne o banalizzarne l’immenso impatto storico sarebbe un grave errore intellettuale. Nasce come una grande utopia: il sogno di una rivoluzione radicale che sradichi l’umanità dai suoi limiti storici e la proietti verso un futuro di uguaglianza, libertà, felicità assolute e perfette. Che la proietti, insomma, verso il paradiso in terra – sottolinea – Ma là dove prevale si converte inevitabilmente in un incubo altrettanto grande: la sua realizzazione concreta comporta ovunque annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte. Perché infatti l’utopia si realizzi occorre che un potere assoluto sia esercitato senza alcuna pietà, e che tutto – umanità, giustizia, libertà, verità – sia subordinato all’obiettivo rivoluzionario».

Prendono così forma regimi tirannici spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte che il genere umano sia riuscito a toccare. La via verso il paradiso in terra si lastrica di milioni di cadaveri. E si rivela drammaticamente vera l’intuizione che Blaise Pascal aveva avuto due secoli e mezzo prima della rivoluzione russa: `L’uomo non è né angelo né bestia, e disgrazia vuole che chi vuol fare l’angelo fa la bestia´ – prosegue – Gli storici hanno molto studiato il comunismo e continueranno a studiarlo, cercando di restituire con sempre maggiore precisione tutta la straordinaria complessità delle sue vicende. Ma da un punto di vista civile e culturale il 9 novembre resterà una ricorrenza di primaria importanza per l’Europa: il momento in cui finisce un tragico equivoco nel cui nome, per decenni, il continente è stato diviso e la sua metà orientale soffocata dal dispotismo. Questa consapevolezza è ancora più attuale oggi, di fronte al risorgere di aggressive nostalgie dell’impero sovietico e alle nuove minacce per la pace in Europa».

E qui siamo al falso dei falsi: Vladimir Putin non ha nostalgie sovietiche, ma semmai voglia di imperialismo zarista. Tant’è che si rifà a Pietro il Grande mentre è fortissima la sua critica a Lenin. Non solo: Putin ha appoggiato decine di movimenti e partiti neo-fascisti e neo-nazisti e ha un patto politico con la Lega di Matteo Salvini, alleato di Giorgia Meloni e collega di governo di Valditara. Usare Putin per evocare la paura del comunismo sovietico è semplicemente una falsità.

Ha continuato Valditara: “Il crollo del Muro di Berlino segna il fallimento definitivo dell’utopia rivoluzionaria. E non può che essere, allora, una festa della nostra liberaldemocrazia. Un ordine politico e sociale imperfetto, pieno com’è di contraddizioni, bisognoso ogni giorno di essere reinventato e ricostruito. E tuttavia, l’unico ordine politico e sociale che possa dare ragionevoli garanzie che umanità, giustizia, libertà, verità non siano mai subordinate ad alcun altro scopo, sia esso nobile o ignobile – aggiunge – Per tutto questo il Parlamento italiano ha istituito il 9 novembre la «Giornata della libertà». Su tutto questo io vi invito a riflettere e a discutere”.

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