Emanuela Orlandi è la vittima di uno dei casi più oscuri, inquietanti e misteriosi della storia italiana. La 15enne scomparsa a Roma il 7 maggio del 1983, da cittadina dello Stato Vaticano, continua a essere al centro delle speculazioni e teorie, il tutto a discapito di una famiglia che da quasi quarant’anni aspetta la verità.
L’ultimo capitolo della vicenda riguarda Ali Agca, l’attentatore che nel 1981 sparò a Papa Wojtyla. Agca ha inviato una lettera a Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, raccontando presunte nuove verità. In Vaticano esisterebbe “un dossier segretissimo” sulla vicenda di Emanuela. Se il Vaticano fosse innocente avrebbe già consegnato quel documento alla famiglia Orlandi o alle autorità italiane, ma non può farlo perché accuserebbe se stesso”.
“Emanuela Orlandi era un fatto tutto vaticano ed è stata presa in consegna da alcune suore fin dall’inizio, ha compreso l’importanza del suo ruolo e lo ha accettato serenamente. So di lei soprattutto grazie a un padre spagnolo che mi ha visitato in Italia e anche qui a Istanbul. Un uomo, un religioso, animato da una fede autentica, che conosce i misteri del mondo e che non mente”.
“Papa Wojtyla credeva profondamente nel Terzo Segreto di Fatima e credeva anche nella missione che Dio gli assegnava, ossia la conversione della Russia. (Dopo l’attentato, ndr) Wojtyla in persona voleva che io accusassi i Servizi segreti bulgari e quindi il Kgb sovietico”.
“Il premio per la mia collaborazione, che loro mi offrirono e che io pretendevo, era la liberazione in due anni. Io potevo essere liberato tuttavia solo a condizione che il presidente Sandro Pertini mi concedesse la grazia ed esattamente per questa ragione Emanuela e Mirella vennero rapite”. Pertini, però, sottolinea Agca, “non era manovrabile”.
Per cui – conclude – “i rapimenti di Emanuela e di Gregori furono decisi dal governo vaticano ed eseguiti da uomini del Servizio segreto vaticano vicinissimi al Papa. La trattativa pubblica era ovviamente una sceneggiata ben orchestrata da pochi alti prelati operanti all’interno dei servizi vaticani”.
La risposta di Pietro Orlandi
«Sono sue verità e non posso dire, non avendo riscontri o prove, se sono attendibili o inattendibili». Così Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela – la ragazza scomparsa nel 1983 – commenta la lettera ricevuta da Ali Agca, l’attentatore di papa Giovanni Paolo II. Secondo il turco, Emanuela sarebbe stata consegnata alle suore e si sarebbe poi rassegnata alla sua condizione. «L’unica cosa sulla quale mi trovo d’accordo con lui – continua Orlandi – è che il rapimento di Emanuela nasce dall’interno del Vaticano».