Papa Francesco si è scagliato contro le leggi che criminalizzano le persone omosessuali, chiedendo una “conversione” a quei vescovi che le le sostengono. In un’intervista ad Ap, il Pontefice ha toccato il delicato tema e non solo.
«Essere omosessuali non è un crimine», ha detto Francesco, che ha definito «peccato» quello dei vescovi che sostengono leggi che criminalizzano l’omosessualità o discriminano la comunità gay. «Questi vescovi devono fare un processo di conversione», ha detto, aggiungendo che dovrebbero usare «la tenerezza, per favore, come Dio ha per ciascuno di noi».
“Siamo tutti figli di Dio, e Dio ci ama così come siamo e per la forza con cui ognuno di noi lotta per la propria dignità”. Francesco ha ricordato che è necessario distinguere tra un crimine e un peccato per quanto riguarda l’omosessualità: “Essere omosessuali non è un crimine”, ha detto. “Non è un crimine. Sì, ma è un peccato. Bene, ma prima distinguiamo tra un peccato e un crimine. È un peccato anche la mancanza di carità reciproca”, ha aggiunto.
Papa Francesco ha poi parlato delle critiche interne alla Chiesa nei suoi confronti. L’atteggiamento di critica al pontificato «non lo riferirei a Benedetto, ma a causa dell’usura di un governo di dieci anni». La sua elezione è stata accolta con un senso di «sorpresa» per un Papa sudamericano, poi è arrivato il disagio «quando hanno iniziato a vedere i miei difetti e non gli sono piaciuti», ha detto.
«L’unica cosa che chiedo è che me le dicano in faccia, perché è così che cresciamo tutti, giusto?». Francesco ha elogiato Benedetto come un «gentiluomo» e ha detto della sua morte: «Ho perso un papà», «per me era una sicurezza», «ho perso un buon compagno».
Infine il Pontefice ha toccato la questione della Cina.«Dobbiamo camminare pazientemente». Papa Francesco vede nel dialogo continuo con Pechino il principio guida dei suoi sforzi per salvaguardare il suo gregge, che è una piccola minoranza nella nazione asiatica.
«Ogni caso (di nomina di un vescovo) è guardato con una lente d’ingrandimento – ha detto – ma l’essenziale è che il dialogo non si interrompa». Quanto alle autorità cinesi, «a volte sono un po’ chiuse, a volte no», ha spiegato.
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