Migranti, per Musumeci le Ong sono "taxi di carne umana": orrore semantico e logistica della crudeltà
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Migranti, per Musumeci le Ong sono "taxi di carne umana": orrore semantico e logistica della crudeltà

Per Musumeci “Una cosa è il soccorso a chi rischia di annegare altra cosa è fare un servizio di taxi di carne umana, finendo con l’alimentare il traffico di persone vittime delle organizzazioni criminali”

Migranti, per Musumeci le Ong sono "taxi di carne umana": orrore semantico e logistica della crudeltà
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

16 Febbraio 2023 - 15.04


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La “logistica della crudeltà” prosegue. “L’invio di navi di soccorso in porti lontani è diventata una pratica comune dell’Italia nonostante la sua illegittimità”. A dirlo è Msf mentre la Geo Barents fa rotta verso Ancona, indicata ieri dal Viminale come porto sicuro di sbarco. Nel capoluogo delle Marche approderanno, probabilmente venerdì, i 48 migranti, tra cui 9 minori, soccorsi ieri a bordo di un barchino insicuro in acque internazionali.

“Sembra un déjà vu, ma non lo è”, sottolinea l’Ong, facendo riferimento a un precedente sbarco avvenuto lo scorso 12 gennaio, quando nella cittadina marchigiana sbarcarono altri 73 naufraghi, tratti in salvo il 7 gennaio, sempre dal team di Geo Barents. Ancona dista oltre 800 miglia nautiche dalla zona di ricerca e soccorso in cui la nave umanitaria ha soccorso i migranti. “Chiedere alla nostra nave di navigare per 5 giorni quando altri porti idonei sono molto più vicini è contrario al diritto internazionale e al miglior interesse dei sopravvissuti”, avevano detto ieri da Medici senza Frontiere.

Una decisione, quella dell’assegnazione di porti distanti “mentre altri idonei sono significativamente più vicini alla nostra posizione” che “non è conforme al diritto internazionale”. Lo scorso mese Msf ha presentato due ricorsi per l’annullamento dei provvedimenti amministrativi che avevano portato all’assegnazione dei porti di Ancona e La Spezia in due precedenti operazioni di soccorso. 

Una new entry sul podio dei ministri “securisti”.

Il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, ha le deleghe di coordinamento delle norme che riguardano coste e mare e in una intervista al Corriere della Sera risponde alle critiche al dl sulle Ong: “Sono infondate, non c’è alcuna penalizzazione, ognuno deve fare il suo mestiere. Abbiamo adottato delle norme in linea con la politica che il governo si è data e che non violano il diritto internazionale”. “Una cosa – aggiunge – è il soccorso a chi rischia di annegare altra cosa è fare un servizio di taxi di carne umana, finendo con l’alimentare il traffico di persone vittime delle organizzazioni criminali”. Quanto al risultato delle elezioni regionali, “ha vinto la coalizione con il contributo che ciascuno ha saputo apportare. Ed è anche una conferma della fiducia di cui gode la presidente del Consiglio, ad appena 100 giorni dall’insediamento, oltre che la dimostrazione di un centrodestra unito che suscita molto interesse. I numeri sono eloquenti, ma non dobbiamo sederci sugli allori”. Per quanto riguarda, infine, la cosa migliore del governo in questi primi mesi: “La capacità di proiettare l’Italia in una dimensione mediterranea con grande credibilità, è stata bravissima Meloni a rilanciare il progetto di un Piano Mattei. L’Italia conta nel mondo se conta nel Mediterraneo”, ha concluso Musumeci.

Nella galleria degli orrori semantici inanellati dal governo Meloni, s’inserisce quella di Musumeci: taxi di carne umana, che fa il paio con quella, altrettanto ignobile, coniata dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: “carico residuale”, in riferimento ai migranti ammassati nei barconi.

Il Decreto si fa legge.

Martedì la Camera ha approvato il decreto Ong del governo Meloni, che si avvicina a diventare legge. Il testo adesso passerà al Senato, dove dovrà essere definitivamente approvato entro il 3 marzo. I voti sono stati 187 a favore, 139 contrari e 3 astenuti. Ieri, la Camera aveva votato la fiducia al governo sul decreto, con 202 favorevoli e 136 contrari.

“Questo è un ‘decreto contro le Ong’ o, meglio, un ‘decreto contro i salvataggi in mare’. Punto”, ha commentato Matteo Mauri, deputato Pd e vicepresidente della commissione Affari costituzionali. “Con un decreto di poche righe, un decretino, producete un danno immenso per migliaia di donne, uomini e bambini così disperati da mettere le proprie vite nelle mani di trafficanti senza scrupoli”. A dimostrare “la malafede di questo decreto è la differenza tra quello che avete scritto con una mano e quello che state facendo con l’altra. Da un lato, fingete di preoccuparvi delle condizioni delle persone per giustificare l’immediatezza del raggiungimento del porto; poi mandate le stesse navi nei porti italiani più lontani possibile. Una contraddizione insuperabile che chiarisce la grandissima ipocrisia scritta nera su bianco in questo decreto”.

“Il decreto contro le Ong non fermerà i flussi, aumenterà soltanto le tragedie”, ha commentato il capogruppo Pd in commissione Esteri, Enzo Amendola: “Questo governo trasforma tutto in propaganda e provvedimenti bandiera. Forte coi deboli, debole nel trovare soluzioni”. Per Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana, “il Mediterraneo centrale è una delle rotte più pericolose del mondo ed è il più grande cimitero a cielo aperto. Questo governo si assume oggi la responsabilità non solo di girarsi dall’altra parte, ma anche di convertire in legge un decreto che lavora perché si moltiplichino i naufragi e rendere difficile la vita a chi fa i salvataggi”.

Laura Boldrini, deputata del Partito democratico, ha dichiarato che “questo è il ‘decreto naufragi’, perché perseguitando le Ong e impedendo loro di fare soccorso in mare, aumenteranno le perdite di vite umane. Nessun governo si era spinto a tanto”, e il decreto “verrà fatto oggetto sicuramente di molti ricorsi, tanto evidenti sono i vizi di costituzionalità, ma intanto avrà causato danni. Questo decreto getta discredito sul nostro Paese. È un’infamia quella che si è compiuta, dal punto di vista politico, giuridico ma soprattutto etico”.

Per Davide Faraone, di Azione-Italia viva, “quello sulle Ong è un decreto totalmente inutile nella concretezza ma dannosissimo nei messaggi che trasmette”. Ha commentato anche Sea Watch Italia, una delle Ong interessate: “Una legge propaganda che, in mare, causerà più morti. Per un Paese civile, una vergogna”.

Le Ong non disarmano.

Ne dà conto Rosita Rijtano in un documentato report su lavialibera.it:, del 14 febbraio: “Le regole di soccorso in mare sono chiare, non abbiamo alcun dubbio sulla correttezza di quanto facciamo. Continueremo a salvare vite nel Mediterraneo finché non ci sarà un sistema di ricerca e soccorso”. Riccardo Gatti parla dal ponte della Geo Barents, la nave di Medici senza frontiere che in questo momento è impegnata in un’operazione di ricerca e soccorso dei migranti nel Mediterraneo.  Ieri pomeriggio l’imbarcazione ha soccorso 48 persone, di cui nove minori, dopo aver trascorso oltre una settimana senza intercettare nessuno in cerca di aiuto, a “dimostrazione – commenta Gatti – che la nostra presenza non influisce sulle partenze dei migranti, determinate da altre variabili”.[…]In modo speculare al rafforzamento delle relazioni diplomatiche ed economiche con i paesi di partenza e/o transito dei migranti, il nuovo esecutivo continua a rendere sempre più difficili le attività delle Ong. Anche ieri Geo Barents è stata destinata ad Ancona, distante cinque giorni di navigazione da dove si trovava la nave. “Ormai è prassi che il porto di sbarco ci venga assegnato molto lontano rispetto a dove effettuiamo i salvataggi –  prosegue Gatti –. Per anni i nostri approdi di riferimento sono stati Pozzallo, Augusta, Lampedusa, Porto Empedocle o Catania. I più lontani, Taranto o Messina. Adesso veniamo destinati ad Ancona, Salerno o La Spezia”. Un esempio riguarda sempre il porto di Ancona, che il ministero dell’Interno ha assegnato alla Geo Barents, con a bordo 73 naufraghi salvati al largo della Libia, il 12 gennaio. La nave è arrivata nello scalo marchigiano dopo quasi cinque giorni di navigazione a velocità ridotta, causa cattivo tempo. Fulvia Conte, responsabile dei soccorsi sull’imbarcazione, l’ha definita “un’inutile sofferenza” che si aggiunge a quella “subita dai migranti in Libia, dove sono stati torturati”, e che “poteva essere evitata con l’assegnazione di un porto più vicino”.

Gatti era a bordo. “Abbiamo chiesto di poter attraccare in una città meno lontana e di poter trasbordare le persone sulla Ocean Viking ma ci è stato negato – racconta –. Abbiamo dovuto percorrere 1400 chilometri, quando saremmo potuti arrivare molto prima. Per salvare lo stesso numero di persone, stiamo spendendo tra le quattro e lei sei volte in più di prima”. Ma porti più lontani significa anche più tempo per raggiungere di nuovo le zone di soccorso, e “quindi – sintetizza Gatti – lasciare che la gente resti senza soccorsi in mare”.

Medici senza frontiere ha annunciato di aver presentato ricorso al Tar del Lazio per chiedere l’annullamento dei provvedimenti con cui alla Geo Barents erano stati assegnati i porti di La Spezia e Ancona per far sbarcare i naufraghi salvati in diverse operazioni di soccorso. “Il tribunale competente valuterà la legittimità dell’assegnazione di questi porti per lo sbarco dei superstiti quando altri molto più vicini erano disponibili”, ha fatto sapere l’organizzazione, aggiungendo tramite i suoi legali che gli atti sui porti sicuri “sono nulli e il decreto da cui discendono inapplicabile perché in contrasto con la Convenzione internazionale per la sicurezza della vita in mare Safety of life at sea (Solas) del 1974, la Convenzione internazionale di Amburgo sulla ricerca e il salvataggio marittimo che disciplina le zone di ricerca e soccorso (Sar) adottata nel 1979 e la Convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare del 1982”.

Un ricorso al Tar del Lazio per “violazione del diritto internazionale e italiano” l’ha presentato anche Sos Humanity, organizzazione non governativa tedesca a cui fa capo la nave Humanity 1. Il ricorso fa riferimento a quanto avvenuto a Catania nel novembre 2022. All’imbarcazione della Ong è stato permesso di far sbarcare nel porto della città siciliana solo una parte dei migranti che aveva salvato nel Mediterraneo nei giorni precedenti. Delle 179 persone presenti sulla nave, 35 sono state costrette a rimanere a bordo: tutti maschi adulti, che il ministro Piantedosi ha definito “carico residuale”. Una selezione conseguente a un decreto interministeriale che ha concesso l’approdo solo a chi si trovava in condizioni di salute precaria, donne e bambini. Dopo aver finito le operazioni di soccorso essenziali, Humanity 1 avrebbe dovuto lasciare Catania con i migranti a cui non era stato permesso di scendere, ma il comandante della nave, il tedesco Joachim Ebeling, si è rifiutato di partire fino a quando, un paio di giorni dopo, non è stato permesso a tutti di toccare terra.

In conferenza stampa Till Rummenhohl, a capo delle operazioni di Sos Humanity, ha detto di essere “sollevato”, ma al tempo stesso “sconvolto dalla palese violazione della legge e dei diritti umani da parte delle autorità italiane”. Per il diritto internazionale, e in particolare per la cosiddetta convenzione di Amburgo del 1979 – ha sottolineato l’Ong – un’operazione di ricerca e soccorso si conclude solo con lo sbarco dei sopravvissuti a un naufragio in un porto sicuro. Di conseguenza, è illegittimo consentire di scendere solo a pochi eletti. Inoltre, respingere tutti gli altri al di fuori delle acque territoriali nazionali può essere considerato una forma di respingimento collettivo, vietato sia dalla Convenzione di Ginevra sui rifugiati sia dalla Convenzione europea dei diritti umani. Intanto ieri il tribunale civile di Catania ha dato torto all’esecutivo in merito al ricorso d’urgenza presentato dai naufraghi soccorsi dall’Humanity 1, giudicando quel decreto interministeriale illegittimo in quanto – si legge nell’ordinanza – “consente il salvataggio solo a chi sia in precarie condizioni di salute, contravvenendo al contenuto degli obblighi internazionali in materia di soccorso in mare”.

Rummenohl ha anche chiesto di cancellare il decreto sicurezza 

del governo Meloni “perché ingiusto e illegale, tutte le persone in emergenza in mare devono essere salvate e accolte come prescrive la legge marittima. […]Emergencyha fatto notare pure che i provvedimenti “determineranno una potenziale violazione dell’obbligo di intervenire in caso di segnalazioni di altre imbarcazioni in pericolo in mare, prescritto dal diritto internazionale e tutte le navi, anche quelle umanitarie, sono tenute a rispettarlo. Infine, lo staff della nave dovrebbe raccogliere l’eventuale interesse dei superstiti di chiedere asilo, affinché sia il Paese bandiera della nave a farsi carico delle richieste di protezione internazionale. Le linee guida dell’Organizzazione internazionale marittima (Imo) sono chiare: qualsiasi attività al di fuori della ricerca e salvataggio deve essere gestita sulla terra ferma dalle autorità competenti e non dallo staff delle navi umanitarie”. Per la Ong, ostacolare il lavoro umanitario, “che ha come unico obiettivo la messa in salvo di persone, è inspiegabile se non in termini di consenso politico. Noi continueremo a salvare vite umane, nel rispetto del diritto internazionale e nazionale”.

 Per Gatti, come per l’avvocata Loredana Leo dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), il decreto è solo l’ultimo passaggio di un disegno politico che viene portato avanti da tempo. “Da anni il governo italiano, con il beneplacito dell’Unione europea, cerca di sbarazzarsi delle Ong, o di rallentarne i soccorsi”. “Il motivo – conclude Gatti – è che siamo testimoni scomodi del massacro che sta avvenendo nel Mediterraneo, di cui l’Europa è complice: dal 2014 a oggi sono state registrate almeno 24mila vittime”. 

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