Ex Ilva, i Genitori di Taranto contro il governo: "Lo scudo penale viola la direttiva Ue"
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Ex Ilva, i Genitori di Taranto contro il governo: "Lo scudo penale viola la direttiva Ue"

L'associazione Genitori tarantini, in una nota,attacca il governo Meloni sul cosiddetto scudo penale per il siderurgico ex Ilva: «Questa legge è in contrasto con la direttiva Ue sull'inquinamento ambientale».

Ex Ilva, i Genitori di Taranto contro il governo: "Lo scudo penale viola la direttiva Ue"
Ex Ilva di Taranto
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7 Marzo 2023 - 11.52


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La rabbia dei cittadini di Taranto, che da anni ormai vedono la loro vita influenzata dalla presenza dell’Ex Ilva e dall’inquinamento che ha prodotto morti e malattie, si è riversata sul governo Meloni che ha varato uno scudo penale per i dirigenti dell’azienda. «Questa legge è in contrasto con la direttiva Ue sull’inquinamento ambientale». Così l’associazione Genitori tarantini, in una nota, con riferimento al cosiddetto scudo penale per il siderurgico ex Ilva della città ionica.

«E’ in contrasto con il punto 42 del preambolo della direttiva sull’inquinamento industriale (direttiva IED, n. 75 del 2010), il quale recita: «È opportuno che gli Stati membri fissino norme relative alle sanzioni applicabili in caso di violazione delle disposizioni nazionali adottate conformemente alla presente direttiva e ne assicurino l’applicazione. Tali sanzioni dovrebbero essere effettive, proporzionate e dissuasive», spiega l’associazione.

«E’ in contrasto anche con l’articolo 7 della direttiva UE sulla tutela penale dell’ambiente, (la n. 99 del 2008) il quale stabilisce che: «Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché le persone giuridiche dichiarate responsabili di un reato ambientale siano passibili di sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive», prosegue. 

«La recente legge che ha concesso lo scudo penale ed amministrativo viola palesemente entrambe le direttive poiché va in senso diametralmente opposto, rendendo le sanzioni inefficaci e incoraggiano la violazione reiterata delle prescrizioni», sottolinea l’associazione.

«Il giudice in questi casi ha il potere-dovere di disapplicare la legge nazionale ove ritenga palese il contrasto della legge nazionale con le direttive europee. Se invece ha dei dubbi ha l’obbligo di sollevare la questione pregiudiziale dinanzi alla Corte di Giustizia Europea», aggiunge. «E’ esattamente quello che ha fatto il Tribunale di Milano che, accogliendo la richiesta dei nostri difensori, ha rimesso alla Corte di Giustizia Ue la decisione sulla compatibilità di alcune norme dei decreti salva Ilva con la direttiva, specificando che la decisione della Corte sarà decisiva per accogliere o meno le nostre richieste che sono la chiusura dell’area a caldo ovvero, quantomeno, il fermo degli impianti fino a quando tutte le prescrizioni non saranno attuate , ivi comprese quelle scaturenti dalla valutazione del danno sanitario», conclude l’associazione Genitori tarantini.

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