I fuorilegge sono i signori che hanno ideato e trasformato in legge un decreto che viola le norme del diritto internazionale. “V’è fondata ragione di ritenere che il naufragio avvenuto al largo delle coste calabresi fosse evento prevedibile alla luce delle informazioni comunicate da Frontex ed evitabile se solo la normativa nazionale ed internazionale in tema di soccorsi in mare fosse stata puntualmente applicata da parte delle autorità a ciò preposte”: in un esposto alla Procura di Crotone, composto di 21 pagine e corredato anche da diverso materiale fotografico, oltre quaranta associazioni civili italiane ed europee chiedono di fare luce sul naufragio di domenica 26 febbraio a Steccato di Cutro, costato la vita ad almeno 73 migranti, tra cui molti bambini, mentre non accertato è rimasto il numero dei dispersi.
Dalla parte del diritto
L’esposto delle Ong sollecita “indagini accurate in relazione anche alle possibili responsabilità penali delle autorità italiane, il cui operato suscita inquietanti interrogativi” in relazione alla circostanza per la quale avevano “ricevuto comunicazione in merito alla presenza dell’imbarcazione diretta verso le coste italiane quasi 24 ore prima del disastro”.
Numerose le ipotesi di reato che le organizzazioni prefigurano: “I delitti di naufragio (previsto dal Codice penale nella sua forma dolosa all’art. 428 e punibile a titolo di colpa ex art. 449) e di omicidio, ovviamente da imputare in forma omissiva, posto che le autorità preposte avevano il dovere di evitare l’evento lesivo (il naufragio da cui sono derivate le morti), e la loro mancata attivazione, secondo le modalità previste dalle fonti normative, condicio sine qua non dell’evento verificatosi. “Se dai fatti sinora accertati – continua l’esposto – pare emergere una gravissima negligenza nella gestione della situazione, ci pare altresì da valutare, specie alla luce di possibili ulteriori evidenze che emergessero dall’attività di indagine, la possibilità che i reati ipotizzati sopra vengano contestati a titolo di dolo eventuale, qualora emerga che il mancato intervento derivi da un coefficiente di adesione psicologica all’evento da parte dei responsabili”.
Il documento prende le mosse dalla ricostruzione pubblica fatta dall’Agenzia Frontex: “Nelle ultime ore di sabato – ha spiegato l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere – un aereo di Frontex (Eagle1) che monitorava l’area di ricerca e soccorso italiana nell’ambito dell’operazione congiunta Themis ha avvistato un’imbarcazione diretta verso la costa italiana. Una persona risultava visibile sul ponte. La barca navigava in autonomia e non c’erano segni di distress. Tuttavia, le termocamere a bordo dell’aereo Frontex hanno rilevato una significativa risposta termica dai portelli aperti a prua e altri segni che potessero esserci persone sotto il ponte”. È quella “circostanza” che avrebbe “determinato i sospetti degli esperti di sorveglianza di Frontex”, la quale, “come sempre in questi casi”, avrebbe “immediatamente” informato il Centro di coordinamento internazionale dell’operazione. Pesa anche la non trascurabile indicazione che a bordo, ricordano gli autori dell’esposto, “non si apprezzava la presenza di dispositivi di protezione individuale”: “lifejacket not visible”. Frontex ha inoltre aggiunto che la barca era “fortemente sovraffollata”, con circa 200 persone a bordo. Tuttavia le sole attività di ricerca in mare che risulta siano state intraprese sono quelle condotte dalla vedetta V.5006 della Sezione Operativa Navale GDF di Crotone e dal Pattugliatore Veloce P.V. 6 “Barbarisi”: attività interrotte dopo un breve lasso di tempo e senza esito, a causa delle condizioni meteomarine sfavorevoli. Senonché l’esposto esclude ogni avversità meteo al momento delle ricerche in mare. “Significava, in tal senso, appaiono – si legge a pagina 12 – le dichiarazioni rese sulla stampa dal comandante della Guardia Costiera di Crotone, C.V. Vittorio Aloi, il quale ha testualmente dichiarato “che quel giorno c ‘era mare forza quattro e non sei o sette. Le nostre motovedette avrebbero potuto navigare anche con forza 8”. Da chiarire soprattutto perché il Centro soccorsi, “pur informato da Frontex”, non abbia inviato “assetti navali e aerei al fine di approfondire il quadro e valutare l’esigenza del soccorso”. E infatti l’esposto continua: “Al momento della segnalazione di Frontex sussistevano tutti i presupposti per dubitare della sicurezza delle persone a bordo in ragione della mancanza di informazioni o alle eventuali difficoltà in cui potrebbero versare”.
Il Centro di Roma aveva lanciato un messaggio Inmarsat legato a un evento Sar n. 384 a seguito di un segnale di mayday per un possibile natante in distress. La morte di oltre 70 persone poteva perciò essere evitata “se solo le operazioni di ricerca e soccorso fossero state intraprese con un adeguato impegno di risorse e mezzi nei momenti immediatamente successivi alla segnalazione di Frontex”.
Rispettando quelle “procedure imposte dalla normativa nazionale e delle norme internazionali in tema di obbligatorietà dei soccorsi in mare”. Invece quell’evento al centro della comunicazione di Frontex inviata a Guardia costiera e ministero dell’Interno fu classificato come un fatto di “immigrazione clandestina senza pericolo per i migranti. Tale decisione – affermano i firmatari dell’esposto – fu “colposamente errata” e sarebbe “alla base dell’evento luttuoso”. Una scelta che “non ha messo in conto la tutela della vita e dell’incolumità dei migranti trasportati, tradendo gli obblighi che derivano dalle normative”.
Una spiaggia popolata di speranza e di dolore
E’ la spiaggia di Cutro oggi, sabato 11 marzo. Di cosa si tratti lo racconta molto bene Antonio Muselli su Fanpage.it: “Dopo il consiglio dei ministri, voluto dal presidente Giorgia Meloni, a Crotone, sabato saranno i movimenti antirazzisti a scendere in piazza nel luogo della strage dei migranti. I manifestanti arriveranno da tutta Italia per convergere in località “Steccato di Cutro” proprio in prossimità della spiaggia dove sono stati rinvenuti le decine di cadaveri di donne, uomini e bambini, inghiottiti dalle onde e che nessuno era andato a salvare. Per la prima volta dopo molto tempo, intorno a l’ennesima strage di migranti sulle coste italiane, si ritroveranno associazioni, movimenti, Ong, collettivi, che vengono da estrazioni diverse ma uniti nell’opposizioni alle politiche sull’immigrazione del governo Meloni. Dai cattolici ai centri sociali, da chi salva i migranti in mare agli enti del terzo settore impegnati nell’accoglienza ai migranti, un universo che davanti a quei cadaveri sulla spiaggia di Cutro ha deciso che è arrivato il momento di riannodare i fili di un’opposizione sociale che negli ultimi anni, complice anche il boom del Movimento 5 Stelle, si assopita. La manifestazione di Cutro sarà un punto di ripartenza. Ne abbiamo parlato con Luca Casarini di Mediterranea Saving Humans, l’associazione italiana che con la nave Mare Jonio, l’unica battente bandiera italiana della civil fleet delle Ong del mare, è impegnata dal 2018 nel soccorso a chi tenta di raggiungere le nostre coste.
Cosa ne pensa del consiglio dei ministri voluto dalla Meloni a Crotone?
Se fossi un insegnante di teatro ai miei studenti farei vedere il video della conferenza stampa del consiglio dei ministri, è un caso di scuola che differenzia un gesto di umanità e di responsabilità come lo avevano chiamato, da un tornare sul luogo del delitto e finire il lavoro. E’ stata una scena per scienziati di criminologia. Una scena colma di approssimazione, colma di godimento nel pronunciare parole come “scafisti”, “clandestini”, “galera”, “trent’anni”, a fronte di una tragedia che esigeva pietà e umanità, incontro con le persone che hanno visto tutto questo. Invece nulla, per il governo la colpa è degli altri e propongono solo nuovi carceri per migranti, restrizione del diritto di asilo e ancora barbarie. Tutto condito da un livello di approssimazione imbarazzante e da un livello anche di spaesamento, il più evidente è stato il Ministro Nordio che si è lanciato a parlare di “giurisdizione italiana in acque internazionali perché la barca puntava alle coste”. Una roba che credo non sia nemmeno costituzionale. Poi Salvini che gongolava, scene terribili.
La Meloni ed altri esponenti del governo dopo la strage di Cutro si sono affrettati a dire che il governo ha la stessa posizione del Papa. Forse Bergoglio voleva dire qualcosa di più complesso?
Non gli pareva vero a questi qui di poter strumentalizzare il Papa. Oggi il cardinale Czerny dice che sui morti di Cutro ci sono responsabilità politiche. Una risposta durissima. La ricetta governativa è da filo colonialisti, parlano di braccia. Poi parlano di un decreto flussi, dimenticando che esiste dal 1998 (legge Turco – Napolitano ndr) e riguarda chi migra per lavoro, invece noi qui parliamo di profughi, persone che scappano da guerre, fame e cambiamenti climatici e l’unico canale che hanno per entrate in Europa è questo. Perché non esistono canali legali per entrare in Italia per profili umanitari. Questo è il nodo, il diritto d’asilo è il nodo, non il mercato del lavoro. Poi fanno un’enorme confusione, scambiano scafisti e trafficanti. Proviamo ad analizzare. Tra quelli che sono a bordo dei barconi qualcuno deve guidare, altrimenti la barca non naviga. Uno di quelli prende oggi 30 anni di galera, con le nuove leggi. Magari però chi ha organizzato tutto, il trafficante che gestisce le reti che prendono milioni di euro, magari è il Ministro dell’Interno Libico con cui loro fanno le riunioni. Lo stesso Ministro che pochi giorni fa è stato fermato in aeroporto a Parigi con una valigia piena di soldi. Oppure il capo della Guardia Costiera Libica, il famigerato Bija, a cui il governo italiano dona navi per 2,5 milioni l’una che stanno costruendo in Veneto. Quindi chi è che ha il rapporto con i trafficanti? I migranti che stanno sulla barca o ce l’ha il governo italiano? L’attuale Ministro dell’Interno Libico è segnalato dalle Nazioni Unite come uno dei peggiori trafficanti di esseri umani, ed era poche settimane fa con Piantedosi all’Alta Scuola di Polizia a Roma. Questi qui sono i trafficanti che lucrano su questa tragedia. Ma per combattere questo livello bisogna creare i canali di ingresso legali in Europa. Se non si fanno i corridoi umanitari non cambierà nulla. Chi è sulle barche non è che fa i corsi di formazione lavoro, ma è gente che scappa dalle guerre, per questo non ha senso parlare di braccia e forza lavoro. Se il governo insiste nel non fare corridoi umanitari e canali di ingresso legali, noi avremo sempre questa situazione”.
Come sarà la manifestazione di Cutro?
Io credo che sarà innanzitutto un ricongiungimento di tante reti e tante realtà che fanno accoglienza e solidarietà, trasversali, provenienti da diverse culture, laiche e cattoliche. E’ un magnetismo che esercita questo epicentro del dolore che è Cutro, che è anche un magnetismo dell’indignazione. Io credo che lì bisogna stipulare un patto civile, pubblico, per dire che disobbediremo alle leggi disumane di questo governo. Lo dobbiamo alle persone che sono morte, noi abbiamo il privilegio di essere nati in questo paese, non abbiamo avuto la sfiga di nascere in Sudan o in Afghanistan, lo dobbiamo a loro, dobbiamo rischiare qualcosa di nostro . Noi di Mediterranea Saving Humans proporremo proprio questo, un patto per autorganizzarci, come abbiamo fatto in mare con il soccorso civile tra tutte le Ong. Un patto per violare le leggi disumane, illegittime e illegali che negano il diritto d’asilo.
A differenza del passato sulla strage di Cutro le opposizioni hanno preso posizione in maniera molto forte, a cominciare da Elly Schlein, cosa ne pensa?
Intanto sono contento che concretamente adesso, per quel che riguarda il Pd, si possa archiviare sul serio l’epoca Minniti. Perché è Minniti che ha aperto la strada a questo tipo di politiche di questi governi che si sono succeduti. Penso che sia una cosa molto positiva che si riga un tabù. Da un lato c’è un totem: le vite umane si salvano. Non c’è possibilità di discussione, non è negoziabile, non possono esserci incidenti collaterali su questo. Dall’altro lato c’è un tabù, quello che i patti con gli stati rivieraschi del Mediterraneo significhino apertura di lager e campi di concentramento. La centralità dei diritti umani significa che le politiche si adeguano ai diritti umani, non che i diritti umani si adeguino alle politiche. Minniti ha aperto la strada alle peggiori violazioni dei diritti umani fatte dal nostro paese negli ultimi anni. Sono contento che ci sia un cambiamento nel Partito Democratico, spero che sia profondo, dopo tutte le perdite di vite umane degli ultimi anni. Poi c’è un dato diciamo razionale. Io ho ascoltato anche l’intervento di Matteo Renzi, lui fa un discorso dove l’umanità ha meno posto, ma c’è un’idea di una persona che sa cos’è il mondo e sa che se non si pone un argine sarà un disastro. Il problema dell’Italia è anche questo, che siamo in mano a degli apprendisti stregoni che non hanno ben capito cosa sta succedendo nel mondo e non hanno ben capito che questa sfida è la sfida di questo tempo. Con il livello di guerre e cambiamenti climatici che c’è in giro, noi il tema dell’immigrazione se non lo affrontiamo ci travolgerà, farà poltiglia di tutto quello che abbiamo sempre creduto di essere. Credo che il dibattito parlamentare dopo la strage di Cutro sia stato un momento in cui finalmente, dopo tanti anni, c’era qualcosa di dignitoso che si contrapponeva all’arroganza del potere insediato. Speriamo in bene.
E noi di Globalist con lui. Assieme alle tante e ai tanti da sempre schierati dalla parte dei più indifesi tra gli indifesi. Di chi pratica a terra e in mare la solidarietà. Dalla parte di quanti salvano vite in mare e per questo vengono criminalizzati da un governo securista. Dalla parte di coloro che vogliono restare umani.
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