La nave dell’Ong finanziata dal celebre streetartist Banksy è bloccata nel porto di Lampedusa, fermata dalla Guardia Costiera. In un’intervista a La Stampa, il portavoce della nave Jonathan Work racconta la situazione. «Non posso entrare nel merito delle singole contestazioni, su cui ci difenderemo nelle sedi opportune, però, a noi la situazione appare chiara. Sabato abbiamo effettuato quattro salvataggi e poi ci hanno fermati, una volta entrati nel porto di Lampedusa la Guardia costiera ci ha imposto di non muoverci più dal molo».
«Il nostro unico proposito era ed è salvare vite umane: c’erano altri interventi da fare, nello specchio di mare di fronte a Lampedusa, ma non avevamo il permesso di andare. La Guardia costiera non ci ha aiutato nelle operazioni di salvataggio, non ha risposto a Frontex: volevano solo mandarci verso Trapani, quando c’era ancora tanto da fare attorno a Lampedusa. Noi non facciamo nulla di sbagliato, non abbiamo violato il diritto internazionale. Non abbiamo violato alcuna regola».
In un’intervista a La Repubblica parla invece la capomissione della nave “Louise Michel”, Morana Milijanovic. «Dopo il primo salvataggio, non abbiamo ricevuto subito indicazione di porto sicuro – racconta – è arrivata solo dopo qualche ora. Nel frattempo siamo stati impegnati in una seconda operazione, quindi ci siamo diretti a Trapani, come ci era stato ordinato. Ma lungo la rotta abbiamo sentito il mayday lanciato da un aereo Frontex e abbiamo risposto, come le leggi internazionali prevedono. C’erano molte imbarcazioni che chiedevano aiuto e la Guardia costiera non era in condizioni di rispondere subito a tutti. L’intento della nuova legge è stato chiaro fin dal principio: ostacolare le operazioni di soccorso della flotta civile. Sembra assurdo perché là fuori ci sono centinaia di persone in pericolo mentre noi siamo bloccati qui. E le conseguenze sono chiare: l’aumento delle morti in mare».
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