Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, rapita a Roma il 22 giugno del 1983, è stato ricevuto ieri per la prima volta in Vaticano, dal promotore di giustizia Alessandro Diddi.
È stato un lungo colloquio, durato più di otto ore. “Sono sereno, ho potuto verbalizzare nomi e cognomi di tutte le indagini fatte privatamente”, ha detto Pietro Orlandi. “Abbiamo parlato di tante cose – ha riferito -, della famosa trattativa Capaldo, del trasferimento di Emanuela a Londra, di pedofilia, degli screenshot dei messaggi di cui siamo entrati in possesso. Ho visto la volontà di fare chiarezza e non fare sconti”.
“Mi hanno ascoltato e hanno accettato tutto quello che avevo da dire, sottolineando che auspicano la massima collaborazione con la Procura di Roma e le altre istituzioni italiane”. “Sono state verbalizzate tutte le mie dichiarazioni. Ho fatto i nomi delle persone che secondo me dovrebbero interrogare – ha continuato Orlandi – anche di alti prelati e altri personaggi eccellenti. Da tre anni chiedevo di essere ascoltato. Questo è un momento importante perché a qualcosa deve portare, dopo le mie dichiarazioni ci devono essere delle risposte”.
“Il fatto stesso che il promotore abbia ricevuto da papa Francesco e dal Segretario di Stato il compito di fare chiarezza e non fare sconti a nessuno – ha sottolineato Pietro Orlandi – è significativo, se ci sono responsabilità, anche in alto, io non mi tiro indietro”.
Il magistrato “mi ha assicurato che le indagini andranno avanti sicuramente fino alla fine – ha spiegato ancora Pietro Orlandi -. Anche perché sono cominciate da parecchio tempo. Ha detto ‘tu non sei il primo che ascoltiamo’, loro hanno già ascoltato diverse persone, hanno già dei documenti su cui lavorare. Ha detto ‘certo, tu ci hai aperto dei mondi nuovi con le cose che ci racconti'”.
“Io gli ho detto che sono contento di questo cosa, gli ho detto che io sono contento proprio del fatto che lui ha detto che non farà sconti a nessuno”, ha aggiunto, sottolineando che il quadro che gli è stato tratteggiato è che “sicuramente ci sono delle responsabilità interne al Vaticano. Ho ribadito il fatto che io sono convinto che Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco siano stati e siano a conoscenza di quello che è avvenuto e forse c’è stato un cambiamento nella volontà e hanno deciso magari di fare chiarezza”.
“Mi hanno assicurato che non c’è nessuna coincidenza con i funerali di Ratzinger, proprio perché loro già da diversi mesi hanno ascoltato delle persone, stanno andando avanti, stanno lavorando su molte cose. Però quello che gli ho raccontato, e davvero non ho fatto sconti a nessuno. C’è necessita’ che non ci siano protezioni per nessuno”.