Il generale Vannacci: "I gay non sono normali e Paola Egonu non è italiana"
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Il generale Vannacci: "I gay non sono normali e Paola Egonu non è italiana"

L'ex capo dei paracadutisti della Folgore auto-produce un libro che è un festival dsi razzismo, omofobia e negazionismo climatico

Il generale Vannacci: "I gay non sono normali e Paola Egonu non è italiana"
Il generale di divisione Roberto Vannacci
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17 Agosto 2023 - 16.56


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Il problema è: come può essere che un personaggio del genere sia diventato generale dell’esercito? L’Esercito “prende le distanze” da quanto scritto dal generale di divisione Roberto Vannacci nel libro autoprodotto Il mondo al contrario, in cui attacca gay, femministe, ambientalisti e immigrati irregolari. Nella nota si specifica che le opinioni dell’ufficiale sono “del tutto personali, come precisato nel testo”. L’Esercito “non era a conoscenza dei contenuti espressi” nel volume e gli stessi non sono “mai stati sottoposti ad alcuna autorizzazione e valutazione da parte dei vertici militari”.

Chi è il generale Vannacci – Già capo dei paracadutisti della Folgore, il generale Vannacci (55 anni) è alla guida dell’Istituto geografico militare (Igm). Come riportato da La Repubblica, nel libro auto-prodotto l’ufficiale si è scagliato contro gli omosessuali: “Normali non lo siete, fatevene una ragione”. E poi ancora: “La normalità è l’eterosessualità. Se a voi tutto sembra normale, invece, è colpa delle trame della lobby gay internazionali”.

“Rivendico il diritto all’odio” – La Repubblica riporta altre frasi di Vannacci estrapolate dal libro: “Ritengo che nelle mie vene scorra una goccia del sangue di Enea, Romolo, Giulio Cesare (…), Mazzini e Garibaldi”, a differenza dei vucumprà che “vendono ciarpame” e “Paola Enogu italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”. E poi: “Per quanto esecrabile, l’odio è un sentimento, un’emozione che non può essere represso in un’aula di tribunale. Se questa è l’era dei diritti allora, come lo fece Oriana Fallaci, rivendico a gran voce anche il diritto all’odio e al disprezzo e a poterli manifestare liberamente nei toni e nelle maniere dovute”.

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Vannacci non usa mezzi termini parlando anche della legittima difesa. Se un ladro entra in casa, si chiede il generale, “perché non dovrei essere autorizzato a sparargli, a trafiggerlo con un qualsiasi oggetto mi passi tra le mani”. E aggiunge: “Se pianto la matita che ho nel taschino nella giugulare del ceffo che mi aggredisce, ammazzandolo, perché dovrei rischiare di essere condannato?”.

La presentazione al volume – “Basta aprire quella serratura di sicurezza a cinque mandate che una minoranza di delinquenti ci ha imposto di montare sul nostro portone di casa per inoltrarci in una città in cui un’altra minoranza di maleducati graffitari imbratta muri e monumenti, sperando poi di non incappare in una manifestazione di un’ulteriore minoranza che, per lottare contro una vaticinata apocalisse climatica e contro i provvedimenti già presi e stabiliti dalla maggioranza, blocca il traffico e crea disagio all’intera collettività – si legge nella presentazione al volume – I dibattiti non parlano che di diritti, soprattutto delle minoranze: di chi asserisce di non trovare lavoro, e deve essere mantenuto dalla moltitudine che il lavoro si è data da fare per trovarlo; di chi non può biologicamente avere figli, ma li pretende; di chi non ha una casa, e allora la occupa abusivamente; di chi ruba nella metropolitana, ma rivendica il diritto alla privacy”.

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La quarta di copertina – “Quando gli occupanti abusivi delle abitazioni prevalgono sui loro legittimi proprietari; quando si spende più per un immigrato irregolare che per una pensione minima di un connazionale; quando l’estrema difesa contro il delinquente che ti entra in casa viene messa sotto processo; quando veniamo obbligati ad adottare le più stringenti e costosissime misure antinquinamento, ma i produttori della quasi totalità dei gas climalteranti se ne fregano e prosperano; quando le città si trasformano in luoghi per single benestanti e alternativi mentre lavoratori, operai e Famiglie sono costretti ad abbandonarle; quando definirsi padre o madre diventa discriminatorio, scomodo ed esclusivo perché urta con chi padre o madre non è; quando si inneggia a larga voce per l’adozione di sempre più disparati diritti senza prevedere un altrettanto fitta schiera di doveri; quando non sai più come chiamare una persona di colore perché qualsiasi aggettivo riferito all’evidentissima e palese tinta della sua pelle viene considerato un’offesa. Molti chiamano questa condizione Civiltà e Progresso. Ecco, questo libro è dedicato a tutti gli altri!”, si legge nella quarta di copertina

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