Migranti e la "guerra" alla Germania: sembrava il Giornale ma era Repubblica
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Migranti e la "guerra" alla Germania: sembrava il Giornale ma era Repubblica

Delle imbarcazioni in questo momento operative nel Mediterraneo lungo la rotta della Tunisia, a Sud Ovest di Lampedusa, ci sono solo tre unità Ong, una sola "nave" e due piccole barche a vela.

Migranti e la "guerra" alla Germania: sembrava il Giornale ma era Repubblica
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

30 Settembre 2023 - 16.02


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Sergio Scandura oltre ad essere tra i giornalisti d’inchiesta, “razza” in via d’estinzione che andrebbe tutelata come i Panda, più preparati, ha anche il dono della sintesi corrosiva, pepata, puntuta, graffiante. I suoi tweet, o X come va aggiornato,  sono una sentenza, e spesso mettono a nudo la stampa mainstream travestita da “progressismo”. Un esempio? Il corrispondente dalla trincea più avanzata del fronte migranti per Radio Radicale, “pizzica “Repubblica e il titolo in prima pagina he recita così: Ong, schiaffo a Berlino. “Non si fa solidarietà con i confini degli altri.

Commenta Scandura: Pensavo fosse il Giornale invece era Repubblica.

E qui scatta l’applauso, almeno di noi di Globalist.

Dimmi con chi vai etc…Musk si schiera con Meloni. A colpi di fake news

Scrive Annalisa Cangemi per Fanpage.it: “Lo scontro tra Germania e Italia sulle Ong e sui migranti travalica i confini dei canali diplomatici e delle dichiarazioni ufficiali tra i rappresentanti dei rispettivi Stati e si sposta sui social. Con un protagonista d’eccezione, il proprietario di quello che prima si chiamava Twitter, e oggi è stato ribattezzato X: Elon Musk.

Musk è infatti al centro di un botta e risposta con il ministero degli Esteri tedesco. Sul suo social network Musk ha ritwittato un video che mostra operazioni di salvataggio in mare da parte di Ong, che sarebbero sovvenzionate dal governo tedesco – secondo la teoria del complotto sostenuta anche in queste ore dagli esponenti del governo italiano – e che sarebbero dunque ‘colpevoli’ di recuperare migranti in mare per farli sbarcare in Italia. “Attualmente ci sono 8 navi di Ong tedesche nel Mediterraneo che raccolgono immigrati illegali da scaricare in Italia. Queste Ong sono sovvenzionate dal governo tedesco. Speriamo che AfD vinca le elezioni per fermare questo suicidio europeo”, si legge nel post ripreso dal patron di X, che sul suo profilo si domanda: “L’opinione pubblica tedesca ne è consapevole?”. Il ministero degli Esteri di Berlino ha replicato sempre via social: “Sì. E si chiama salvare vite”.

Ma la notizia diffusa da Elon Musk è in realtà una fake news, come gli ha fatto notare Matteo Villa, ricercatore Ispi: “It’s fake news, Elon. Please, check your sources”, cioè “È una bufala Elon, controlla le tue fonti”. Villa, nel rispondere al proprietario di X, ha pubblicato un post del giornalista Sergio Scandura. Il giornalista di Radio Radicale, esperto di immigrazione, ha scritto al ministro Tajani, smontando le accuse del governo italiano nei confronti di quello tedesco: “No Tajani: in questi giorni non ci sono “sette navi Ong” a Lampedusa. Non ci sono nemmeno ‘trame’: sul 100% degli sbarcati, 133.171 al 29 settembre, solo 8% arrivati via Ong: il resto con Guardia Costiera”, ha scritto Scandura, ricordando comunque che un’imbarcazione al di sotto dei 24 metri di lunghezza non può essere definita nave. “La flotta italiana, con tanto di navi offshore, è finanziata dal governo italiano. Quindi, a far del cabaret, se c’è una ‘trama’ come sostiene Tajani: è l’autocomplotto del governo”, ha commentato Scandura su X.

Delle imbarcazioni in questo momento operative nel Mediterraneo lungo la rotta della Tunisia, a Sud Ovest di Lampedusa, ci sono solo tre unità Ong, una sola “nave” e due piccole barche a vela. Si tratta della Nadir, piccola barca a vela di 18 metri di una ong tedesca, battente bandiera tedesca; la Trotamar III, barca a vela di 13 metri, di una Ong tedesca e battente bandiera tedesca; e la Resq people, nave di una Ong italiana e battente bandiera tedesca (ex Alan Kurdi). Ma nessuna di queste è una nave finanziata dal governo tedesco.

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Tra le navi elencate dal giornalista e che operano nel Mediterraneo, l’unica finanziata dal governo tedesco – ma che in questo momento è ferma e ormeggiata a Siracusa – è la Humanity 1 (61 metri): l’imbarcazione però non è in missione a Sud Ovest di Lampedusa in questi giorni.

“Di fronte all’uscita pubblica di Musk viene da chiedersi se il proprietario di X sia in grado di assicurare tutti i requisiti di trasparenza degli algoritmi di X nel rispetto del Digital Service Act: il padrone di uno dei più importanti social network condivide un profilo di fake news per rilanciare la notizia delle Ong finanziate dal governo tedesco che raccolgono, a sua detta, migranti irregolari da portare in Italia. Perché Musk non approfitta della sua posizione e della sua popolarità per condividere il video di Sea Watch che mostra la guardia costiera libica sparare sulle imbarcazioni delle Ong? Visto che di migranti, di operazioni di salvataggio e di richiedenti asilo non sa nulla, forse sarebbe meglio che Musk tornasse ad occuparsi di spazio, evitando così di sparare balle spaziali”, attacca il segretario di Più Europa Riccardo Magi.

Sea Watch: “Libici speronano un gommone”

L’episodio a cui fa riferimento il parlamentare Riccardo Magi è stato raccontato dall’Ong tedesca Sea Watch. Come è stato documentato dal velivolo “Seabird” dell’organizzazione umanitaria, c’è stato uno “speronamento” da parte di una unità della cosiddetta Guardia costiera libica di un gommone in difficoltà. Cinquanta migranti sono stati recuperati e riportati in Libia. La “Louise Michel” era sul posto, ma non è riuscita a intervenire

“Mentre infervora la polemica sterile sui finanziamenti alle Ong, attraverso gli accordi con la Libia, Italia e UE sponsorizzano quanto vedete nel video ripreso oggi dal nostro aereo di monitoraggio Seabird”, ha riferito Sea Watch.

“Una motovedetta libica ha speronato un gommone facendo cadere in acqua circa 50 persone prima di catturarle e riportarle in Libia. Si tratta di una nave che l’Italia ha donato alla Libia nel 2018 allo scopo di effettuare operazioni di respingimento illegale. Non sappiamo se ci siano dispersi. Sappiamo però che la cosiddetta guardia costiera libica, finanziata e armata dall’Italia e dall’Europa, è composta da pericolosi criminali. Non è possibile tollerare la collaborazione tra stati europei e feroci milizie armate mentre ci si concentra su inutili polemiche contro le Ong”.

Cambio di paradigma

Di grande interesse è l’analisi su Il Manifesto di Gaetano Azzariti, professore ordinario di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza,. Annota il professor Azzariti: “Dice bene la presidente del Consiglio: l’attuale governo sta provando a mutare «il paradigma» in materia di migrazioni. Proponendosi di abbandonare quello costituzionale, che si fonda sul principio di dignità delle persone, per adottare quello securitario, che si preoccupa di difendere i confini da invasioni di persone senza volto che attentano all’identità del paese. Non v’è dubbio che tutte le misure dell’attuale maggioranza di destra vanno in una medesima, coerente direzione.

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Impedire le partenze, trattenere chi riesce comunque ad arrivare. Peccato che sia una strategia votata al fallimento.

È contro la storia, infatti, pensare di contrastare il diritto all’esodo. Le moltitudini non possono essere fermate, fossero anche solo sospinte dall’illusione di raggiungere una presunta terra promessa. Straordinaria la testimonianza del film di Garrone per comprendere come non è neppure la carestia o la guerra a muovere i popoli, ma è la volontà di riscatto della propria condizione che porta i migranti a confrontarsi con gli orrori del modo. Una volta in marcia non sarà il deserto a fermare i migranti, figuriamoci se possono farsi impressionare da qualche mese in più in strutture dal nome esoterico come i «Centri di Permanenza e Rimpatrio».

D’altronde il paradigma securitario era già stato sperimentato in Italia con la strategia della «chiusura dei porti». Una prova di forza che ha portato solo a violare pressoché tutte le norme di diritto internazionale e quelle costituzionali. Per fortuna lo Stato di diritto e gli obblighi di conformazione al diritto internazionale stanno facendo il loro corso e l’arroganza del potere è ora sotto processo. Assolvendo chi ha difeso i naufraghi e rispettato il diritto del mare (Carola Rackete); sottoponendo a giudizio chi ha ritenuto di potere operare calpestando i diritti umani abusando della sua posizione di potere (Matteo Salvini).

Ma quel che più impressiona nelle politiche migratorie poste in essere dall’attuale Governo è l’assenza di ogni considerazione d’ordine costituzionale e internazionale. Sembra quasi che dignità sociale, diritti inviolabili, doveri di solidarietà, libertà personale non fossero mai stati scritti tra i principi fondamentali della Repubblica, ovvero che non possano essere riferiti agli stranieri.


Se solo si riflettesse su questi sacri principi ci si renderebbe conto della necessità di chiudere i Cpr, altro che estendere il tempo di trattenimento. Quando la Consulta ha ritenuto legittimo il «trattenimento», la cui durata massima era allora di soli venti giorni, prorogabili dal giudice per ulteriori dieci, ha confermato che esso rappresenta pur sempre una misura assoggettata alle garanzie di cui all’articolo 13 della Costituzione, che prevede sia punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizione di libertà.

Analogamente la Corte di Strasburgo impone l’osservanza di quegli standard minimi fissati dalla Cedu, specificando che non sono ammessi trattamenti disumani e degradanti, che deve assicurarsi la libertà e sicurezza delle persone «trattenute», nonché il rispetto della loro vita privata e familiare. Nessuno di questi presupposti di civiltà sono assicurati nei centri. Per questo dovrebbero essere chiusi e sostituiti eventualmente da altre strutture di accoglienze e altre forme di controllo.

L’assenza di ogni conoscenza della realtà delle migrazioni, che coinvolge persone fragili, nonché l’improvvisazione delle misure che vengono adottate, sono emerse da ultimo nella sconsiderata decisione di prevedere che i migranti in attesa della domanda d’asilo possano evitare il trattenimento versando una cauzione pari a 4.938 euro tramite fideiussione bancaria. Ma con chi pensano di avere a che fare?

Piuttosto, visto che la giustificazione è stata quella di una (evidentemente affrettata) letture della direttiva europea che individua le misure alternative al trattenimento, si dovrebbero considerare le altre ipotesi indicate: quelle che prevedono, in modo meno costrittivo, l’obbligo di presentarsi periodicamente alle autorità ovvero quello di dimora in un luogo assegnato. Riflettano sul fatto che – come viene espressamente affermato in quella stessa direttiva – la regola generale è che i richiedenti asilo possono liberamente circolare nel territorio dello Stato o nel luogo loro assegnato.

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Con l’ultimo decreto si prevede di raccogliere chiunque – compresi i minori – nelle strutture di assistenza che potranno trattenere il doppio delle persone rispetto alla capienza prevista, sottraendo altri diritti e peggiorando le condizioni di vita. Una polveriera, che produrrà le sue violenze e sarà la ragione di ulteriori inasprimenti. In un regresso all’infinito, sino all’esplosione finale.

La strada da intraprendere è un’altra se si vuole affrontare con serietà e senso di umanità la questione non facile, ma che non può essere semplicemente repressa o rimossa, delle migrazioni al tempo delle moltitudini in marcia. Un cambio di «paradigma» che coinvolga il governo del mondo per accogliere, per redistribuire e per regolare i flussi. In questo conteso all’Italia – Paese di primo approdo – spetterebbe il ruolo di farsi promotore ed interprete di un così ambizioso cambiamento, operando essenzialmente sul piano delle politiche europeo e internazionali.

Un lungo percorso, per nulla facile da intraprendere, ma se si va in direzione opposta si finirà per trovarsi da soli contro i popoli migranti a difesa di confini porosi e con il fucile spianato. Un ben triste destino”.

C’è un giudice a Catania

Il Tribunale di Catania ha accolto il ricorso di un migrante tunisino, sbarcato a metà settembre a Lampedusa e poi portato nel nuovo centro di Pozzallo, giudicando il recente decreto del governo «illegittimo in più parti» e illegittimo alla luce del diritto comunitario e della Costituzione italiana.

La pronuncia del tribunale – che è del 29 settembre, quando presso la Sezione specializzata del tribunale di Catania si sono tenute le prime udienze di convalida di richiedenti asilo trattenuti nel nuovo centro — «si applica a 4 migranti che erano nel centro di trattenimento di Pozzallo», difesi dagli avvocati Antonio Fiore e Salvatore Vitale.

«La questura di Ragusa», spiega l’avvocato Riccardo Campochiaro, presidente del centro Astaldi di Catania, «ha applicato la nuova procedura di frontiera nei confronti di quattro migranti che erano nel centro di trattenimento di Pozzallo chiedendo la convalida del trattenimento per 28 giorni per esaminare la domanda di protezione internazionale. Il giudice ordinario può convalidare o meno. In questo caso il giudice di Catania non ha convalidato: una pronuncia importantissima perché stabilisce che la normativa italiana non può che essere disapplicata se non è coerente con quella europea». 

«Nello specifico –  spiega il legale – la fidejussione bancaria personale non è compatibile con la direttiva 33 del 2013 dell’Ue nella parte in cui non prevede che la garanzia possa essere prestata da terzi. Il giudice cita l’articolo 10 della Costituzione poiché alla luce di questo principio costituzionale non si può privare ad una persona il diritto di fare ingresso nel territorio italiano per chiedere protezione internazionale solo perché proviene da un Paese di origine ritenuto sicuro».
«Inoltre l’applicazione della procedura di frontiera non può avvenire in luogo diverso rispetto a quello dell’ingresso: i migranti sono arrivati a Lampedusa». 

Securisti e pure ignoranti (nel senso latino del termine) in diritto internazionale e altro.  Intanto, però, tiriamo schiaffi alla Germania. Sembrava il Giornale. Era Repubblica.

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