L’equipaggio della nave Iuventa, della ong Jugend Rettet, è stato assolto dal tribunale di Trapani. L’accusa era quella di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il tribunale trapanese ha accolto la richiesta di non luogo a procedere che era stata avanzata dalla stessa Procura siciliana.
Sascha Girke, membro dell’equipaggio di Iuventa
«Il risultato di un’indagine viziata e guidata da motivazioni politiche è che migliaia di persone sono morte nel Mediterraneo o sono state riportate con la forza in una Libia devastata dalla guerra. Nel frattempo, la nostra nave è stata lasciata marcire mentre noi siamo rimasti invischiati in un procedimento che dura da anni».
«Nel tentativo di ostacolare e diffamare la flotta civile di soccorso in mare sono stati sprecati fondi pubblici per una cifra di circa 3 milioni di euro – aggiunge -. Il nostro caso è un simbolo lampante delle strategie che i governi europei mettono in atto per impedire alle persone di raggiungere un luogo sicuro, provocando e normalizzando la morte di migliaia di persone».
Per l’ong il caso Iuventa ha segnato «l’inizio di una campagna diffamatoria volta a legittimare la repressione contro i soccorsi in mare della società civile. La natura politica del caso è stata evidenziata, tra l’altro, dal fatto che il ministero degli Interni si sia costituito parte civile nel processo». Una prova che le accuse fossero «infondate sin dall’inizio» è che il pm «dopo anni di accanimento» lo scorso 28 febbraio ha chiesto il non luogo a procedere per gli imputati durante le conclusioni dell’accusa.
«La repressione del soccorso, però, continua ancora oggi, incentrata ora su prassi ostruzionistiche e sanzioni amministrative, oggi fondate sull’emblematico Decreto Piantedosi, che riafferma la volontà dello Stato italiano di impedire i soccorsi in mare e la sua responsabilità per la morte di migliaia di persone. Inoltre, altrettante persone in movimento continuano a essere sistematicamente arrestate con le stesse accuse – favoreggiamento dell’immigrazione irregolare – semplicemente perché si trovavano alla guida di un’imbarcazione o di un’auto. A differenza dell’equipaggio della Iuventa, queste persone non ricevono lo stesso livello di supporto e attenzione e sono spesso condannati a lunghe pene detentive».