Questa vittoria non è solo per mio figlio, ma per tutti i bambini che meritano un’educazione dignitosa e inclusiva. Giustizia è stata fatta ad Agrigento ed è stata premiata la perseveranza di Tiziana Puma, mamma di Giovanni, studente della scuola secondaria inferiore “Esseneto” che, come altri ragazzi, era stato lasciato senza assistenza per il taglio operato dal Comune ai fondi destinati alle famiglie degli studenti con disabilità.
Dopo un ricorso contro il Comune per la riduzione delle ore di assistenza ASACOM (assistenza all’autonomia e alla comunicazione), il Tribunale di Agrigento ha decretato il ripristino del servizio nella sua interezza, stabilendo un principio fondamentale per i diritti degli studenti con disabilità. La decisione del magistrato suona come una bocciatura dell’operato del Comune, già largamente criticato per gli sperperi nella gestione (approssimativa) dell’anno che la vede Capitale della Cultura.
Il Tribunale, rappresentato dalla giudice Federica Verro, ha riconosciuto la natura discriminatoria della condotta del Comune, che aveva assegnato solo 14 ore settimanali di assistenza, a fronte delle 30 previste dal Piano Educativo Individualizzato (PEI) e dal verbale del GLO del 17 ottobre 2024. Tale riduzione, si legge nella sentenza, aveva posto il minore in una condizione di svantaggio rispetto ai compagni, violando il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione e le norme specifiche in favore dei disabili.
Il giudice ha ordinato al Comune di Agrigento l’immediata e pronta assegnazione di un assistente per l’intero orario scolastico, sottolineando che “la sola affermazione di inadeguatezza delle coperture finanziarie non può giustificare una riduzione delle ore”. La decisione rimanda anche al recente orientamento del Consiglio di Stato, che ribadisce il dovere dell’ente locale di garantire l’inclusione scolastica senza discriminazioni.
La sentenza è solo l’ultimo capitolo di una battaglia legale che ha coinvolto numerose famiglie agrigentine. Negli ultimi anni, il numero di utenti che necessitano del servizio ASACOM è cresciuto del 30%, passando da 70 a 107 studenti. È cresciuto l’onere del Comune, ma il Comune non può rimediare tagliando il servizio, violando di fatto un diritto fondamentale. Il Comune – è questo il senso della sentenza – deve saper modulare la spesa, considerando le priorità.
I genitori non si sono mai arresi di fronte alle difficoltà: il diritto all’educazione e all’inclusione non può essere subordinato a logiche di bilancio. Per questo sono scesi pure in piazza, davanti al Comune, ed è ormai passata alla storia la foto del sindaco Francesco Miccichè, a capo di una giunta di destra, che varca il portone del Municipio in fretta dando le spalle alle mamme che manifestavano.
Tra loro Tiziana, la mamma di Giovanni: “Questa vittoria non è solo per mio figlio, ma per tutti i bambini che meritano un’educazione dignitosa e inclusiva. Ringrazio tutti i genitori che hanno avuto il coraggio di continuare a lottare per i diritti dei propri figli, anche quando tutto sembrava perduto.”
Ora, l’amministrazione dovrà ripristinare il servizio completo per Giovanni e, probabilmente, rivedere la gestione complessiva del servizio ASACOM per evitare ulteriori ricorsi. La sentenza rappresenta un precedente importante per tutte le famiglie italiane che si trovano a fronteggiare situazioni simili.