Come esautorare il Parlamento e risparmiare
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Come esautorare il Parlamento e risparmiare

Un'ipotesi paradossale per ridurre i costi della politica.

Come esautorare il Parlamento e risparmiare
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1 Settembre 2011 - 10.30


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di Paolo Garuti

Tempi duri. Visto che la legislatura, non diversamente dalle precedenti, avanza per voti di fiducia; visto che da più parti s’invoca una diminuzione delle spese e per ovviare alla perdita di rappresentanza costituita dall’eventuale riduzione dei parlamentari; appurato altresì che nessuno ha in mente una qualsivoglia riforma dell’attuale legge elettorale, ma al massimo la formazione di maggioranze in vitro, consulte, commissioni e organi vari preposti all’elaborazione d’un progetto di legge da votarsi ed attuarsi alle Calende greche: credo si possa ovviare ai diversi problemi in modo semplice, per via amministrativa e in tempo utile.


Basterebbe decidere con una leggina
che stipendio, vitalizio e rimborsi sono da attribuirsi solo ai parlamentari il cui apporto è veramente necessario al governo del Paese, vale a dire solo a quelli della coalizione vincente. Gli altri potrebbero, anzi dovrebbero, esercitare il loro mandato su base volontaria (con voto elettronico a domicilio, inviando le dichiarazioni per e-mail, partecipando in video-conferenza alle commissioni), senza pretendere emolumenti: in testimonium fidei, insomma.

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I vantaggi sarebbero molteplici:
a) probabile scomparsa del gruppuscolismo agli estremi e di sogni neocentristi d’ispirazione ecclesiastica o confindustriale, fatto salvo il diritto delle lobby a finanziarli se vogliono;
b) riduzione delle spese correnti e future senza ridurre la rappresentanza reale;
c) creazione finalmente d’un incentivo a ché l’opposizione ritrovi la voglia di vincere le elezioni e, se le vince, di governare il Paese.

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