Anche i vescovi scaricano l'Unto del Signore
Top

Anche i vescovi scaricano l'Unto del Signore

Bagnasco attacca Berlusconi: Comportamenti contrari al pubblico costume e alla sobrietà richiesta dalla stessa Costituzione.

Berlusconi e Bagnasco
Berlusconi e Bagnasco
Preroll

redazione Modifica articolo

26 Settembre 2011 - 21.38


ATF

Dopo tanto silenzio e dopo tante critiche (da parte dei cattolici) per il silenzio, anche La Cei ha ceduto davanti all’evidenza della mignottocrazia berlusconiana e ha scaricato l’Unto del Signore.

Cronaca di una scomunica. Davanti a «racconti che, se comprovati, a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica», il cardinale Angelo Bagnasco punta il dito contro «i comportamenti non solo contrari al pubblico decoro ma intrinsecamente tristi e vacui» oggetto in queste settimane di inchieste giudiziarie e di molti articoli di giornali. Il presidente della Cei si è richiamato in maniera decisa all’attualità politica nella prolusione con cui ha aperto il Consiglio episcopale permanente. Ma non ha mai fatto nomi e non ha mai citato neppure indirettamente il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, le cui vicende sembrano tuttavia aleggiare nel documento letto davanti ai vescovi di tutta Italia. E ha esteso il suo ragionamento all’intera classe politica del Paese. «Mortifica» ha detto «dover prenderne atto», così come «rattrista il deterioramento del costume e del linguaggio pubblico, nonchè la reciproca, sistematica denigrazione, poichè – ha spiegato il porporato – è il senso civico a corrompersi, complicando ogni ipotesi di rinascimento anche politico».

Purificare l’aria. «I comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in se stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà – ha detto ancora il cardinale – . Ammorbano l’aria e appesantiscono il cammino comune». Per questo motivo, «c’è da purificare l’aria, perchè le nuove generazioni, crescendo, non restino avvelenate».

Non è la prima volta. «Non è la prima volta – ha sottolineato Bagnasco citando le prolusioni del settembre 2009 e dello scorso gennaio – che ci occorre di annotarlo: chiunque sceglie la militanza politica, deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda». «Da più parti, nelle ultime settimane, si sono elevate voci che invocavano nostri pronunciamenti», ha osservato Bagnasco, per il quale, tuttavia, davvero non è mancata «in questi anni la voce responsabile del Magistero ecclesiale che chiedeva e chiede orizzonti di vita buona, libera dal pansessualismo e dal relativismo amorale».

I temi economici. Bagnasco ha parlato anche della situazione economica, richiamando tutti a comportamenti «responsabili e nobili» di cui poi «la storia darà atto». Ha richiamato la necessità di un «patto intergenerazionale che, considerando anche l’apporto dei nuovi italiani, sia in grado di raccordare fisco, previdenza e pensioni avendo come volano un’efficace politica per la famiglia». Ha criticato la globalizzazione «non governata» e ha concentrato l’attenzione sulla finanza e sulla speculazione che, citando il Papa, ha definito «senza limiti» e sulle agenzie di rating: «Le agenzie che classificano l’affidabilità dei grandi soggetti economici – ha sottolineato – hanno continuato a far valere la loro autarchica e misteriosa influenza, imponendo ulteriori carichi alle democrazie».

Il diritto al lavoro. Un pensiero particolare il presidente dei vescovi lo ha poi rivolto ai giovani alle prese con la ricerca di un’occupazione: «La situazione del lavoro, la disoccupazione, il precariato, l’inattività di molti giovani: sono un nostro assillo costante». Il lavoro, ha detto Bagnasco, non è «una degnazione del mercato: il lavoro è un diritto-dovere iscritto nell’ordine creaturale, e dunque la società ha l’obbligo di porre le condizioni perchè esso possa esplicarsi per tutti». E ancora: La «dignità della persona» «passa per il lavoro riconosciuto nella sua valenza sociale».

Native

Articoli correlati