Scontro finale sulle pensioni, titola la Padania
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Scontro finale sulle pensioni, titola la Padania

Ed è chiaramente una minaccia al governo. Una pre-crisi che molti, all'interno della Lega vorrebbero in vista di elezioni anticipate. Ma di che riforma si tratta?

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25 Ottobre 2011 - 10.30


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Cosa potrebbe accadere. Il provvedimento sull’innalzamento dell’età pensionabile potrebbe partire subito. Lo ha lasciato intendere Berlusconi. L’intervento dovrebbe riguardare soprattutto le pensioni di anzianità, le cui regole attuali consentono a chi ha già versato 40 anni contributi, di andare in pensione anticipatamente, anche a 58 anni.

65 anni entro il 2015. I tecnici del governo stanno lavorando per arrivare a cancellare questa possibilità. Le ipotesi sono tante: c’è chi pensa di portare subito a quota 100 il requisito minimo per la pensione di anzianità (40 anni di contributi + 60 anni di età), chi di fare salire l’età minima a 65 anni entro il 2015.

Addio sistema misto. Altri studiano di trasformare il sistema attuale, il retributivo-contributivo, nel solo contributivo. Grazie al sistema misto oggi, chi ha iniziato a lavorare prima del 1977 (e aveva 18 anni di contributi nel 1996) può ottenere l’uscita dal lavoro anticipata, godendo di un assegno dignitoso. Le nuove regole potrebbero cassare questa possibilità.

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2 miliardi anno di risparmi. Questo per quanto riguarda la pensioni di anzianità, (caso unico in Europa, negli altri paesi Ue esistono le sole pensioni di vecchiaia, bisogna cioè raggiungere una certa età, indipendentemente dagli anni trascorsi sul lavoro): cambiando le regole entro il 2015 si potrebbero ottenere circa 2 miliardi di euro all’anno.

Pensioni di vecchiaia nel mirino. C’è poi il capitolo pensioni di vecchiaia, appunto. La bozza del testo sotto esame in queste ore prevederebbe l’aumento progressivo dell’età minima a partire dal 2013, o addirittura dal 2012, portando per tutti l’età minima per uscire dal lavoro a 67 anni. Passaggio secco al solo sistema contributivo.

Stangata alle donne del settore privato. Già toccate con la riforma finanziaria di luglio, che entro il 2032 farà salire l’età minima da 60 a 65 anni (mentre per le donne impiegate nel pubblico lo scatto è già avvenuto nel 2010). L’ipotesi è quella di eliminare i passaggi graduali anche per le lavoratrici private, la cui età minima passerebbe a 65 anni.

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Patrimoniale e liberalizzazioni. Per fare cassa il Cdm potrebbe varare anche misure che in passato sono state messe parte perché “invise” all’esecutivo, come la tassa patrimoniale e la liberalizzazione degli ordini professionali. Ma per fare questo passo il governo dovrà scontrarsi con tutte le lobby del paese, a partire da quella degli avvocati. Una lobby ben rappresentata in Parlamento.

Gli immobili dello Stato. Per trovare il denaro che occorre a pareggiare i conti, il governo potrebbe anche intervenire sulla vendita degli immobili pubblici. Eventualità, questa, a cui ha fatto cenno lo stesso Berlusconi. “Si potrebbe ridurre il debito forse già prima del 2013 ponendo sul mercato gli immobili del patrimonio pubblico”, ha detto ieri il premier.

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