Perché rimpiangeranno Silvio
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Perché rimpiangeranno Silvio

Sul piano socio-erotico, vivranno notti di lacrimosa veglia quanti (e quante) si sono lasciati prendere dalla tremenda personalizzazione del regime.

Cicchitto e Santanch
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6 Novembre 2011 - 23.58


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di Paolo Garuti

Il linguaggio della teologia morale conosce il termine «indurimento». Di origine biblica (Pr 28,14), l’espressione indica, fra lʼaltro, lʼincapacità di riconoscere un proprio errore di valutazione. Poiché, infatti, in linea di principio, ciascuno cerca sempre il proprio bene (o il bene delle persone o cose che gli stanno a cuore, ma in definitiva, anche questo è forma indiretta del proprio bene), quando compie azioni o fa scelte errate, è appunto per un errore di valutazione: ha creduto bene ciò che non lo era. Quando non si vuole ammettere tale valutazione sballata, ci si «indurisce», spesso ad onta della realtà. Poiché lʼambito delle scelte politiche del cittadino comune (per chi votare, chi sostenere, quali fonti dʼinformazione privilegiare, ecc.) appartiene alla morale, ci si può chiedere quali siano le cause dellʼindurimento nellʼerrore politico.

Vale chiederselo ora che, allo spirare dʼun secondo quasi ventennio di politica a faccia unica nel nostro Paese, già sʼintravvede la lunga scia dei nostalgici, di coloro che ricorderanno sempre il bicchiere pieno, anche se lo era solo per un quarto. Ancora si ripete stancamente che Mussolini non ha solo fatto guerre coloniali, leggi liberticide o razziali e condotto lʼItalia nel rogo di un conflitto che ne ha devastato città e territorio, condannandola ad un servaggio culturale, militare ed economico ancora in atto. Ha anche fatto opere pubbliche e modernizzato la Nazione, perbacco. Certo, con lʼaratro nelle paludi e gli otto milioni di baionette, ma in misura ridicola rispetto ad altri Paesi. Se la metropolitana – ad esempio – è un indicatore di progresso e di lungimiranza politica, poiché corre sotto la superficie delle città, ne decongestiona il traffico in misura notevole e funziona a corrente elettrica, basta un poʼ di becero nozionismo (proprio quello nomi e date) per vedere nel Fascismo un buco nero: Londra 1863, Istanbul 1865, Chicago 1893, Nagoya 1895, Budapest 1896, Parigi 1900, Berlino 1902, Buenos Aires 1913, Madrid 1919, Mosca 1935 … Roma 1955! A Milano fu inaugurata la prima linea solo nel 1964.

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Per tornare allʼoggi, non si tratta, ovviamente, di disprezzare la volontà liberamente espressa dalla maggioranza degli elettori, che, forse, non hanno visto altra scelta, ma quanto sta succedendo dimostra che un errore di valutazione è stato fatto. Eppure, sarebbe sciocco aspettarsi la scomparsa della compagine oggi in via di scompaginamento e non, invece, alcuni lustri di nostalgie arcoriche: questo impone una riflessione sulle cause del prevedibile tormentone.

Sul piano psico-narcisistico, molti sosterranno ancora quanto sopravvivrà del berlusconismo per il semplice fatto che è dura darsi dellʼimbecille. Meglio incolpare la malasorte, le congiure clericali, il fatto notorio che Bossi è al soldo di Hú Jǐntāo, lʼopposizione che si oppone… tutti e tutto, salvo che se stessi. Sul piano psico-anagrafico, alimenteranno le schiere dei rimpiantisti, innanzitutto, quanti hanno creduto che i giorni della loro giovinezza fossero lʼaurora di un mondo nuovo (lo credono quasi tutti a ventʼanni). Il fenomeno è tipico dei regimi pluridecennali a forte connotazione giovanilista; per questo pochi rimpiangono la DC.

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Sul piano socio-pancistico, resteranno più o meno palesemente fedeli alla causa quanti si sono sistemati in questi anni, o si sono risistemati con famiglie e clientele, che magari si erano già risistemate nella prima repubblica in provenienza dai ranghi littori. Si tratta delle dinastie incistate nellʼamministrazione pubblica o nel terziario: per alcuni anni e in certe regioni ve ne furono, ovviamente, anche di colore diverso, ma non mi sembra abbiano tenuto a lungo nei gangli degli apparati centrali. Sul piano socio-erotico, vivranno notti di lacrimosa veglia quanti (e quante) si sono lasciati prendere dalla tremenda personalizzazione del regime. Malgrado le apparenze, o proprio grazie a queste, si tratta – a mio avviso – del fenomeno più interessante: è lʼunica radice che il berlusconismo affonda nella storia. Una storia dal sapore arcaico, da capi tribù padroni di tutte le femmine, da Erodi che governano fra letti, garitte e corridoi, ma mai si siedono ad un tavolo a discutere. Una storia che, evidentemente, lʼItalia sente di meritare di tanto in tanto e di rimpiangere poi a lungo.

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