L'uomo che ha fottuto un Paese
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L'uomo che ha fottuto un Paese

Titolava così, qualche tempo fa, l’autorevole “The Economist”. Con un incredibile ritardo rispetto al resto del mondo lo ha capito anche il nostro Parlamento.

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9 Novembre 2011 - 13.50


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Ma come è stato possibile? Come è stato possibile che si archiviasse qualsiasi rispetto del decoro, qualsiasi rispetto della solidarietà, della divisione dei poteri, della responsabilità, dell’onestà, della competenza, della dignità? Come è stato possibile che per 17 anni la maggioranza di noi abbia creduto, abbia votato, per i “semplificatori”? Per chi diceva “cacciamoli tutti via” degli immigrati, per chi diceva “se le tasse sono troppo alte è giusto pensare di non pagarle”, per chi sceglieva il governatore della Banca d’Italia in base alla sua città di nascita, per chi raccontava barzellette ai capi di Stato, per chi da capo del governo pensava alle sue aziende, per chi da capo del governo ha pensato solo alle sue aziende, circondandosi pressoché esclusivamente di nani e ballerine? Vogliamo provare a vedere uno a uno chi sono gli attuali ministri del nostro Paese? Quanti sono gli avvocati del nostro premier? Quanto sono i parlamentari che lavorano a curare i suoi interessi legali? Quante sue “amiche” siedono nel governo, nel Parlamento, nelle regioni, nei comuni, nelle Provincie?

Solo domandandoci come sia stato possibile, come sia stato immaginabile, per quasi un ventennio, tutto questo, riusciremo a capire quanto profonda e grave sia la crisi che ci sta portando al fallimento e quanto difficile sia superarla.

Solo domandandoci come sia stato possibile tutto questo riusciremo a capire che uscirne è quasi impossibile.

Tutto questo è stato tragicamente possibile perché in Italia pochi credono nell’Italia, nello Stato, nel senso dello Stato. Lo Stato è un nemico, o una mucca da mungere.

No, nulla è stato paragonabile al berlusconismo, forse il peronismo di Carlos Menem, forse… La sua forza devastante stava proprio in questa debolezza dello Stato, in un questa inimicizia verso la Stato, in questo concepirlo al massimo come una mucca da mungere.

E’ così che la malavita organizzata si è impadronita del Mezzogiorno d’Italia, “l’evasionismo fiscale” di qualunque attività professionale privata, l’assenteismo di tanto lavoro pubblico.

Le mamme che portavano le loro figliole ad Arcore, i fidanzati che spronavano le loro fidanzate ad andare ad Ancore: questa è la più drammatica realtà costruita e impersonata da questo ventennio berlusconiano. Ma se non capiamo che è la sfiducia, il disinteresse, l’inimicizia per lo Stato, l’assenza di un concetto di cittadinanza, la causa prima di tutto ciò, anche la fine di questo deleterio peronismo all’italiana, un peronismo che ha fatto delle barzellette un programma politico, rischia di essere inutile.

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