Strano clima, sembra la caduta del fascismo
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Strano clima, sembra la caduta del fascismo

Nel crollo del regno berlusconiano i fedelissimi del capo hanno infatti scelto un linguaggio da ultimi giorni del duce per descrivere il clima che si respira intorno al conducator.

Strano clima, sembra la caduta del fascismo
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redazione Modifica articolo

9 Novembre 2011 - 18.25


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di Francesco Peloso

Curioso: è la caduta di un governo ma sembra la fine della Repubblica di Salò. Nel crollo del regno berlusconiano i fedelissimi del capo hanno infatti scelto un linguaggio da ultimi giorni del duce per descrivere il clima che si respira intorno al conducator.

Una bella mano l’ha data Giuliano Ferrara che nel pomeriggio di ieri titolava a caratteri cubitali sull’edizione online del suo giornale: “A cercar la bella morte”, concetto ripetuto nei commenti odierni. La bella morte sarebbe stata il voto di fiducia in Parlamento e le elezioni, battaglia suicida ma gloriosa come nelle intenzioni dei fascisti irriducibili ormai consapevoli della fine dei loro sogni da incubo. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi – ma in questo caso si può anche ridere a crepapelle – ha scandito la seguente affermazione: “Il Pdl e’ incompatibile con il Pd: io non mi consegno ai comunisti”. Ecco, lui non si consegna; buono a sapersi, tiriamo un sospiro di sollievo, comunisti e non. C’è dell’altro, naturalmente.

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Molti avranno letto l’intervista a Repubblica della deputata Pdl Barbara Mannucci che, impavidamente, affermava: “Starò con lui fino alla fine. Se il treno deraglia, deraglierà col mio corpo in carrozza”. Quindi la spiegazione: “Claretta decise di stargli accanto fino alla fine. Decise di perire per lui. C’è tristezza, non lacrime. Penso a chi Berlusconi ha fatto eleggere, a chi ora gli ha voltato le spalle. E’ stato tutto per me. Un amore incrollabile, la fede e anche la luce. L’ingresso di Silvio Berlusconi ha cambiato il ritmo a questo Paese, ha dato speranze e opportunità. E’ stata una rivoluzione”. Sì, siamo in piena frana da fine fascismo.

E già che il paragone fra Claretta e Mussolini lo fanno i suoi, anche il Cavaliere in persona non rinuncia a toccare arditamente il tema. Alla Stampa ha fatto la seguente confidenza: “Sono stanco di non riuscire a dettare la linea e di non poter fare la politica che vorrei. Sono più potente come libero cittadino che come presidente del Consiglio, stavo leggendo un libro sulle lettere di Mussolini a Claretta e lui ad un certo punto le dice: ‘Ma non capisci che io non conto niente, posso fare solo raccomandazioni’. Ecco io mi sono sentito nella stessa situazione”. Bè, ci auguriamo di no per lui, vista la fine del Cavalier Benito. In ogni caso il Presidente del Consiglio ha poi precisato a scanso di equivoci: “Certo, io non sono un dittatore anche se lo avete scritto per anni, ma quello che volevo dire è che i padri costituenti proprio per la paura che la storia si ripetesse hanno indebolito eccessivamente l’esecutivo. Ma io le chiedo (al direttore della Stampa,ndr): è capo del governo uno che non può far fare al ministro dell’Economia la politica economica in cui crede?”. Mannaggia ai padri costituenti.

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Non può mancare poi Daniele Capezzone, figura tipica della stagione berlusconiana che affermava a sua volta: “il clima da Piazzale Loreto allestito contro Silvio Berlusconi, come persona prim’ancora che come leader politico, è il biglietto da visita con cui la sinistra politico – editoriale si ripresenta al Paese”. E piazzale Loreto è un concetto rimbalzato anche nelle dichiarazioni di qualche rappresentante dell’opposizione come paragone storico-simbolico, ma certo non meno indicativo dei sentimenti che percorrono i palazzi del potere e il Paese in queste ore. A un livello un po’ più alto del dibattito si fa riferimento all’8 settembre del 1943, tali sembrano le macerie civili ed economiche dell’Italia di oggi, mentre in molti parlano di un Paese che deve ritrovare lo spirito del ’45, quello della ricostruzione e della nascita della Repubblica.

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