Monti e il rischio del governo di nessuno
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Monti e il rischio del governo di nessuno

Molti no e qualche forse dai partiti al premier in pectore. Nessuna scadenza programmata prima delle elezioni 2013 e il coinvolgimento diretto dei partiti all'interno.

Monti e il rischio del governo di nessuno
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15 Novembre 2011 - 09.05


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Il governo di tutti o di nessuno? Qualcuno ancora spera nelle elezioni anticipate in primavera e l’appoggio al governo Monti lo dà ora, a parole, giusto per non assumersi la responsabilità diretta dell’affondamento del Paese. L’incarico che Napolitano ha affidato all’ex commissario europeo si sta rivelando molto più complicato del previsto. Tempi per la formazione dell’esecutivo che si stanno allungando e la qualità del sostegno che i due principali partiti, Pdl e Pd, intendono fornire è condizionato da numerose condizioni. Ed il no alla presenza di ministri politici rischia di mettere in discussione la nascita della nuova compagine. Il rischio di un governo di nessuno in balia di un Parlamento che non ha mai apprezzato i “tecnici” come alternativa al primato della politica.


Fondamentale l’appoggio dei partiti.
Quel che conta è l’appoggio, se poi alcuni politici entreranno nell’esecutivo sarà un bene ma non sarà una pregiudiziale alla formazione del governo. Questa in sintesi la posizione di Monti sulla partecipazione dei politici al nuovo esecutivo. “Ho ritenuto importante – ha detto in conferenza stampa – dare un segnale concreto e aperto di una disponibilità da parte mia ad avere quell’apporto che necessariamente dovrò avere dalle forze politiche anche in materia di risorse umane”. Poi ha chiarito: “Che i segretari dei partiti che appoggeranno il governo siano presenti nel governo non mi sembra condizione indispensabile. Che ci sia un appoggio convinto da parte loro su ispirazione, caratteristiche e valori e sulla prospettiva operativa del governo mi sembra invece indispensabile”.

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Il primo no dal Pdl.
Tutt’altra musica dal Pdl per il quale parla Fabrizio Chicchitto. Che preannuncia un atteggiamento del suo partito “costruttivo a condizione che ci si confronti su una proposta programmatica e sulla struttura del governo. Nessuno può pensare a consensi al buio anche perché noi dovremo portare una precisa proposta all’Ufficio di Presidenza”. Cicchitto, poi, ribadisce con decisione che, oltre ai ministri ”è chiaro” che anche i sottosegretari del governo Monti dovranno essere tutti tecnici. Nelle consultazioni di domani “diremo – ha aggiunto – quanto emerso dall’Ufficio di presidenza e cioè la nostra disponibilità al tentativo di Monti, ma che valuteremo il quadro programmatico e la composizione del governo. Di certo non daremo un mandato in bianco”.


Solo tecnici o politici molto “tecnici”.
Sul coinvolgimento di personalità politiche di primo piano in questo governo chiamato a imporre duri sacrifici, non sono convinti neppure nel Pd, mentre il pieno e incondizionato appoggio al governo Monti viene da Casini e dal Terzo Polo. “Secessione politica” invece da parte della Lega. Con Umberto Bossi e i vertici del Carroccio che si trovano a gestire un’ondata di rabbia interna. Dopo il colloquio telefonico tra Bossi e Monti (“niente fiducia, valuteremo caso per caso”) e l’annuncio che nessuno leghista incontrerà il premier incaricato per le consultazioni, dalla segreteria politica del Carroccio arriva la decisione di riaprire il cosiddetto Parlamento della Padania. Da oggi intanto, consultazioni con le parti sociali prima che Monti vada a riferire al Presidsente della Repubblica.

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