E’ singolare che al precedente post, dove mi ponevo domande assolutamente di carattere pratico lasciando le elaborazioni teoriche per altre occasioni, ci sia chi mi ha risposto guardando il dito e non i Monti (sì, lo so, la battuta è penosa, però la volevo fare comunque).
Iniziamo da una considerazione banale. Forse, ma potrei anche toglierlo, è stato il mio post più letto da quando ho aperto il blog anche grazie alla ripubblicazione da parte della syndication Globalist.it, che non posso far altro che ringraziare per lo spazio accordatomi. Fatta la personcina educata, passiamo oltre. Forse era un buon post, ma il fatto che sia stato così letto e ripreso anche da singoli, dovrebbe far riflettere sulla situazione in cui stiamo. Non ho fatto altro che descrivere la mia/nostra situazione con una piccola aggiunta di drammatizzazione, ripeto, piccola. Quante persone potrebbero descrivere situazioni peggiori? Se non lo fanno è perché molti hanno perso anche la speranza che qualcosa possa cambiare, risparmiano anche sulla voce e sulle idee rendendosi conto che pochi sono quelli disposti anche solo ad ascoltare. E poi non dimentichiamoci che, per molti, la povertà è vergogna, come la malattia.
Per tornare alla considerazione iniziale, vorrei dire a coloro che si sono “arrampicati sugli specchi”, non per confutare il mio scritto ma per trovare una giustificazione ad una manovra sì dura verso i pensionati, che sarebbe bastato aumentare la quota di prelievo sui mitici (come altro definirli?) capitali scudati per fare cassa come e più che con la non indicizzazione delle pensioni. Costoro hanno commesso un reato, sono stati “amministiati” in modo surrettizio con una decurtazione di pena vergognosa, qualcuno non ha nemmeno pagato il dovuto e ora si ritrovano con un prelievo che non farà loro né caldo e né freddo. Si parla tanto della certezza della pena, appunto, questo è proprio il caso che dimostra la mancanza della certezza della pena nel nostro Paese. E, per continuare, non sarebbe stato meglio calmierare per due anni le pensioni d’oro che superano i 5.000/10.000 € invece di colpire quelle eccedenti i 960 €?
I ricchi in Italia sono un esiguo numero, salvaguardarli oltre misura non contribuisce di certo a muovere l’economia. Sono l’uomo delle domande banali, sono quello che potreste incontrare al bar, quello che nella fila alla posta se la prende con il furbetto di turno, quello che si incazza con gli “affiancatori” ai semafori, insomma sono un rompiscatole patentato. E parlando di domande banali ne faccio una: muove di più l’economia 770mila acquisti di macchine di grossa cilindrata o 10.000.000 di automobili di bassa e media cilindrata? Tutto il resto sono chiacchiere per bocconiani e non solo.
Ma che ci volete fare, sono solo un povero ingenuo sognatore e per di più ancora comunista.
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