Napolitano terrun, Berlusconi comunista: Leganord dà i numeri
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Napolitano terrun, Berlusconi comunista: Leganord dà i numeri

La Lega di lotta dà i numeri. Sola contro tutti attacca Napolitano, Monti, Berlusconi comunista e persino Tremonti che "ha dato soldi ai preti".

Napolitano terrun, Berlusconi comunista: Leganord dà i numeri
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30 Dicembre 2011 - 19.06


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La volpe e l’uva di governo. Albino di Bergamo si chiama la località che ospita la “Berghem Frecc” leghista. Nome mite per il meglio del “partito di lotta”, dopo aver gustato per tre anni il dolce sapore di governo in salsa Berlusconi. Lo stile è sempre quello originario: insulti, fischi e grevi ironie. Bersagli dello stato maggiore del Carroccio il premier Mario Monti ma soprattutto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, colpevole di aver fatto nascere il governo dei professori e di aver spinto sui festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia.


Gentiluomo io lo nacqui.
L’imprinting dell’occasione lo dà subito lo stesso leader leghista Umberto Bossi, e da lì è tutto un crescendo. Col trucco comiziesco più antico del mondo Bossi ha chiesto ai militanti di “mandare un saluto al presidente della Repubblica”. Scontata come da copione la lunga serie di fischi. Con un gruppo di leghisti che dal fondo rincarano riservando al presidente del Consiglio Monti un inelegante invito a “Vaffa…”. E l’ex ministro delle riforme ha elegantemente chiosato, “Magari gli piace”. Que finesse!

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Napolitano “terrun”. “Il presidente della Repubblica -s’è lamentato Bossi- è venuto a riempirci di tricolori, sapendo che non piacciono alla gente del nord”. A quale gente del nord? Bossi ha fatto riferimento alle guerre per l’unità nazionale, “Tutti i giovani morti stavolta sparerebbero dall’altra parte”, sentenzia Frate Indovino. Ma il peccato imperdonabile imputato al Presidente è alla fin fine quello di aver costretto la Lega all’opposizione. Roma sarà anche “ladrona” ma la Lega s’era accasata bene. Sussurrato l’insulto più becero: “Non sapevo che l’era un terun”.


Berlusconi comunista.
Ce n’è anche per l’ex alleato e sodale Berlusconi, definito di fatto un traditore. Un “fedele alleato” di Monti e, peggio, servo della sinistra. Non si salva proprio nessuno, neppure l’ex ministro dell’Economia Tremonti, indicato da più parti come in rotta con il Pdl e sempre più vicino al Carroccio. Secondo Bossi, Tremonti avrebbe sbagliato introducendo l’8 per mille a favore della Chiesa, “Poi ci si dimentica la vera missione dei preti. Roma è piena di furbacchioni non solo in politica ma anche in Vaticano”.

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La marcia su Milano.
Infine il consueto e ripetuto riferimento alla secessione, anche se Bossi ora preferisce chiamarla “indipendenza”. Ora tocca a Formigoni: “Noi dobbiamo andare a Milano a confermare che con le buone o le meno buone che Padania sarà”. “Adesso -sintetizza l’elaborato concetto politico- ci siamo rotti le balle”. Appuntamento decisivo, una sorta di ”Marcia su Roma” di altra memoria, la manifestazione della Lega il 22 gennaio nel capoluogo lombardo. “Ci sono momenti in cui la battaglia è decisiva: liberi o schiavi”. O semplicemente cretini?

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