Una legge elettorale per le donne
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Una legge elettorale per le donne

La riforma elettorale è a un punto cruciale. E' il momento anche per assumere il principio della doppia preferenza, oltre alla parità nelle liste.

Una legge elettorale per le donne
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26 Gennaio 2012 - 12.42


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di Elisa Di Salvatore

La riforma elettorale, dopo la bocciatura della Consulta all’abrogazione del “Porcellum” e il saggio appello di Napolitano alle forze politiche sulla necessità di modificare l’attuale legge, è diventata uno dei temi caldi su cui si stanno esercitando direttori, opinionisti, giuristi (leggasi Mauro, Panebianco, Ainis, Macaluso) e sta molto turbando i politicanti di mestiere.
I primi ne scrivono con approccio neutro, universale, ossia esclusivamente maschile, gli altri dibattono di proporzionale e maggioritario con le varie declinazioni geografiche alla ricerca di formule in grado solo di perpetuare il potere delle loro satrapie e dei loro cacicchi.

Tutti ignari e per niente impensieriti dalle gravi accuse mosse al nostro Paese, solo alcuni giorni fa, da Violeta Neubauer, Commissaria Onu sulla Convenzione Cedaw (Convenzione per l’eliminazione di tutte le discriminazioni verso le donne), sottoscritta dall’Italia nel 1985, per quanto poco abbia fatto per i diritti delle donne nel lavoro, contro la violenza, per il welfare e per la loro rappresentanza politica.

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Inerzia e inadempienza di Governo e Parlamento, come emerso dal Rapporto Ombra elaborato da Associazioni e Ong italiane e presentato a luglio alle Nazioni Unite, da far dichiarare l’Italia “Vigilata Speciale” da sottoporre a controllo entro due anni e non dopo i canonici quattro.

Alla sordità e all’arretratezza delle istituzioni fa però da contraltare una società civile in ebollizione, più avanzata e consapevole, impegnata a colmare il deficit di democrazia che la scarsa rappresentanza politica delle donne ha generato. Associazioni e singole stanno vigili e attente, pronte a denunciare violazioni degli Statuti per Giunte Regionali o Comunali che non includono una equilibrata presenza femminile, come quella di Formigoni, di Alemanno e del Comune di Viterbo.

Mentre l’Associazione “Noi Rete Donne” ha da tempo avviato un percorso difficile ed impervio per la realizzazione di una “democrazia paritaria”. Ha creato un “Think Tank”di giuriste, costituzionaliste, magistrate e tecniche per elaborare regole elettorali “women friendly”, dei correttivi normativi, si spera, efficaci per giungere ad una rappresentanza paritaria di donne e uomini a tutti i livelli istituzionali. Ha incontrato l’ex Ministra Carfagna, all’indomani delle Regionali del 2010 che non hanno visto eletta nessuna donna in Calabria, Basilicata e Molise, per fare estendere alle altre Regioni, compatibilmente con gli Statuti, il principio della “doppia preferenza”.

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Su questo ha sollecitato la Conferenza Stato-Regione a farsi parte attiva per l’adozione di tale correttivo e che ha portato alla creazione del primo Forum delle Elette nelle Assemblee Regionali. Già a novembre, insieme alla Casa internazionale delle Donne e a Se Non Ora Quando hanno promosso “un Accordo Comune” sul tema, con già più di venti associazioni aderenti, in vista dell’appuntamento delle amministrative di maggio prossimo, intraprendendo una corsa contro il tempo per ottenere audizione in Commissione Affari Costituzionali della Camera e suggerire emendamenti alla legge elettorale per comuni e province che possano implementare il numero delle elette e/o prevedere penalità sui rimborsi elettorali e sanzioni per i partiti inadempienti.

Oggi che la riforma elettorale è punto cruciale dell’agenda politica ritiene indispensabile esercitare pressione su tutti i Partiti perché assumano la parità di sesso nelle candidature e il criterio del merito, della competenza e del rapporto col territorio per la loro selezione. Per questo hanno cominciato ad incontrare i Segretari dei Partiti politici, Fini, Staderini, la delegata del PD, Roberta Agostini e quelli dell’Idv, Ivan Rota e Silvana Mura. Sono in attesa di essere ricevute da Bersani, Di Pietro,Alfano, Casini, Vendola, Bossi e gli altri. Sperano di interloquire col Presidente Napolitano e sono state appena audite in Commissione di Vigilanza Rai per cercare di ottenere la “par condicio di genere” nei programmi politici.

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Un piano di intervento a 360 gradi per tentare di avviare quel rinnovamento di cui la Politica e il Paese ha bisogno. Speriamo che questa classe dirigente smetta di trattare le donne come questione marginale e di segmento, sennò si potrebbe arrivare provocatoriamente al prossimo appuntamento elettorale presentando, all’interno di ciascun partito, liste separate di donne e uomini.
Perché no?

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