Grillo ora piace alla Lega: bravo sul no agli immigrati
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Grillo ora piace alla Lega: bravo sul no agli immigrati

Il leader del cinque stelle ottiene la solidarietà del partito di Borghezio e di Gentilini: sullo ius soli ha ragione.

Grillo ora piace alla Lega: bravo sul no agli immigrati
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27 Gennaio 2012 - 18.23


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Beppe Grillo piace alla Lega. Il capogruppo della Lega Nord Toscana in Regione, l’italobrasiliano Antonio Gambetta Vianna ha espresso “totale solidarietà al leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, che in pochissime righe ha disegnato il quadro preciso dell’uso strumentale che la sinistra e parte del centro stanno facendo dello ius soli. Pensiamo alla crisi e alle tasche dei nostri cittadini, vessati dal Governo Monti e dalle manovre regionali”. Qualche giorno fa il comico genovese Grillo sul suo celebre blog, aveva scritto, tra le altre cose, che “la cittadinanza a chi nasce in Italia, anche se i genitori non ne dispongono, è senza senso. O meglio, un senso lo ha. Distrarre gli italiani dai problemi reali per trasformarli in tifosi”.

L’esponente leghista approfitta del giorno della Memoria per ribadire: “sfruttare l’immane tragedia della Shoah e la figura dei bambini per tentare di accrescere il proprio futuro consenso elettorale – chiosa Gambetta Vianna riferendosi al discorso del governatore toscano, Enrico Rossi, al Mandela Forum di Firenze – è assolutamente strumentale e vergognoso. Il razzismo non si combatte con la cittadinanza alla nascita, bensì attraverso l’integrazione degli immigrati e dei loro figli nella nostra cultura e nella nostra società. Il passaporto deve essere l’ultimo fondamentale passo di un chiaro percorso d’integrazione e non l’input”.

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Ma il politico del Carroccio pensa in particolare ai bambini cinesi. «Grazie allo ius soli, queste piccole creature sarebbero accolte da straniere nella patria dei propri genitori. È giusto tutelare il loro diritto di scelta perché in Cina, come in altri Paesi, non è assolutamente ammessa la doppia cittadinanza. Si creerebbe un danno immane ai figli di cinesi nati già italiani che, per esempio, non potrebbero aprire in Cina delle attività perché stranieri, ma necessiterebbero di prestanomi». «L’alternativa per i mandarini in caso di ius soli? Andare a partorire in Cina o in altri Paesi dove non vige lo ius soli, ma sarebbe estremamente pericoloso per le mamme e i nascituri», sostiene Gambetta Vianna.

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