Sgarbi torna a casa, Salemi e il Sud grati
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Sgarbi torna a casa, Salemi e il Sud grati

Infiltrazioni mafiose nel Comune, il rais Giammarinaro che manovrava tutti dietro le quinte, i sequestri: Sgarbi anticipa il ministero degli Interni e si dimette da sindaco.

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7 Febbraio 2012 - 10.00


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di Rino Giacalone

E così Sgarbi ha deciso di anticipare ogni e qualsiasi decisione del Ministero dell’Interno. Sgarbi sceglie il metodo Fondi e si dimette, a qualche ora dagli articoli che annunciavano la relazione dei commissari ministeriali sulle infiltrazioni mafiose nel suo comune, Salemi. E così niente scioglimento per infiltrazioni mafiose, niente commissari. Ma quella relazione e quei documenti al Ministero sono arrivati e anche se lui si è dimesso, un loro effetto lo avranno.

Prima voleva incaricare l’ex deputato della Dc, Pino Giammarinaro, una sorta di “rais” politico a Salemi, ma non solo, suo vice sindaco. Scelta non casuale: l’ispezione che ha portato alla proposta di scioglimento per inquinamento mafioso del Comune di Salemi (al vaglio della commissione tecnica del Viminale che né riferirà al ministro dell’Interno Cancellieri) è conseguenza infatti del maxi sequestro di beni operato da Polizia e Finanza su ordine del Tribunale che ha colpito proprio l’on. Giammarinaro per il quale è stato anche proposto il ripristino della sorveglianza speciale.

Nel corpo della operazione denominata “Salus Iniqua” sono stati inseriti una serie di episodi che riguardano la gestione della cosa pubblica a Salemi ed è emerso quella che per gli investigatori è stata una sistematica interferenza dell’on. Giammarinaro nei fatti riguardanti l’amministrazione comunale. Per la commissione prefettizia, “metodologie prettamente mafiose”. Sgarbi ha sempre ritenuto i suoi atti, e quelli del comune di Salemi, come libero esercizio democratico, la mafia non ha mai messo il naso nelle cose del Comune, né Giammarinaro è un mafioso.

Ed è per questo che aveva deciso di nominarlo vice sindaco. Poi Sgarbi ha aggiunto che la nomina l’avrebbe fatta solo se Giammarinaro fosse stato d’accordo, in caso contrario lui si sarebbe dimesso. E probabilmente Giammarinaro ha detto di no e Sgarbi ha rassegnato le dimissioni: “Mi sono dimesso da sindaco di Salemi. Grazie agli ispettori del ministero che hanno mostrato cose di cui non mi ero accorto. Mi sentivo in pericolo e me ne torno al Nord. Incontrerò il ministro Cancellieri mercoledì prossimo per riferire il mio compiacimento per questa scelta”.

Tutto questo dopo che le prime dichiarazioni dell’oramai ex sindaco di Salemi suonavano come una vera e propria sfida, promessa di querele nei confronti degli ispettori prefettizi dopo che in passato ancora Sgarbi aveva detto di volere querelare il questore di Trapani, Esposito, e il maresciallo dei carabinieri, Teri, comandante della stazione di Salemi, per il contenuto della proposta di sequestro di beni contro Giammarinaro per la parte relativa al Comune. “Ho lavorato come un matto, ho io contrastato gli interessi mafiosi, come nel caso delle pale eoliche e ora mi attaccano.”

La relazione prefettizia riprende il contenuto dell’ordinanza “Salus Iniqua”, ossia non sarebbe da considerarsi ipotesi che l’on. Giammarinaro avesse a sua disposizione una “squadra” all’interno del Comune. Pino “Manicomio” Giammarinaro (questo il soprannome con la quale è stato sentito chiamare durante le intercettazioni) avrebbe avuto a sua disposizione assessori, consiglieri, funzionari e dipendenti comunali. Uno per uno sono stati elencati dal Tribunale di Trapani nell’ordinanza “Salus Iniqua”.

Ci sono una serie di intercettazioni condotte dai carabinieri, ma anche dalla polizia, che dimostrerebbero come in modo quotidiano l’on. Giammarinaro sebbene privo di ruolo politico e amministrativo ufficiale, venisse quotidianamente consultato sui problemi politici e del Comune, e a nessuno pareva strano che ciò venisse fatto. Giammarinaro poi risulta essere stato informato anche su quanto andava facendo il sindaco Vittorio Sgarbi che se da un lato pensava di essere libero nella sua azione, di fatto dietro le quinte veniva “sorvegliato”. A sua insaputa viene oggi da dire.

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