Sopresa nel Pd a Palermo: Ferrandelli batte Borsellino
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Sopresa nel Pd a Palermo: Ferrandelli batte Borsellino

La candidata sostenuta da Bersani, Vendola e Di Pietro sconfitta per pochi voti dal giovane ex orlandiano sostenuto da parte del Pd. Ricorsi in arrivo.

Sopresa nel Pd a Palermo: Ferrandelli batte  Borsellino
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5 Marzo 2012 - 01.30


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di Tancredi Omodei

Clamoroso a Palermo: Ferrandelli ha battuto Rita Borsellino: il voto delle primarie è destinato a cambiare le cose nel Pd, nella politica siciliana, e nel Pd nazionale. E quindi, anche nella politica siciliana. Lo avevamo scritto ieri, e ieri avevamo consigliato di “tenere d’occhio” Fabrizio Ferrandelli. E quando lo spoglio é arrivato all’ultimo seggio, Ferrandelli è primo, per 200 voti. Rita Borsellino, “la mite”, messa in campo dal trio Bersani, Di Pietro, Vendola doveva sperare nello spoglio dell’ultimo seggio, quello di via Campolo, per tentare di recuperare e sorpassare sul filo di lana Ferrandelli. Ma la rimonta è fallita. Ferrandelli ha vinto. Per la prima volta non sarà Vendola a sgambettare Bersani alle primarie, come a Cagliari, Milano e Genova. Questa volta cadranno insieme, e a loro farà compagnia di Pietro che, seppure malvolentieri (vedi gaffe radiofonica) ha sostenuto la Borsellino.

Naturalmente, non era in discussione la persona della Borsellino, forse l’opportunità di pensare che dopo la sciagurata esperienza di Cammarata, sindaco uscente (anzi fatto uscire anzi tempo dal Pdl) si potesse gestire il futuro con una “foglia di fico” dietro la quale nascondere il complesso del gruppo dirigente del centrosinistra che ha portato il centrosinistra ai piccoli numeri senza salvare l’integrità morale.

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Si, Ferrandelli è stato voluto e sostenuto da Beppe Lumia, senatore, già presidente della Commissione Antimafia, con Antonello Cracolici, capogruppo all’Assemblea Regionale Siciliana, dell’esperienza Lombardo. Governo in chiaroscuro, ma certamente di rottura: dopo Cuffaro, un magistrato assesore alla Sanità; blocco del grande affare dei termovalorizzatori (700 milioni di euro con intercettazioni che li davano già in mano alla mafia); riforma della formazione, gallina delle uova d’oro di tempi appena archiviati.
Dall’altra parte, un Pd che ha chiuso gli occhi su esponenti di primo piano compromessi con mafia e affari, incapace (meglio, senza alcuna voglia) di aprirsi e rinnovarsi. Senza parlare dell’Idv che dalla Sicilia ci aveva regalato Scilipoti…

A Palermo si voterà il 6 e 7 maggio e con Ferrandelli sarà una partita tutta da giocare e sulla quale si può scommettere. Candidatura che metterà in crisi il Pdl ancora alla ricerca di un candidato da opporre al centrosinistra. Se la spuntasse la Borsellino, metterebbero in campo un pezzo da novanta old style, l’attuale presidente dell’Assemblea Regionale, Cascio. Con Ferrandelli, é crisi a destra. E con Palermo, anche Agrigento, la città di Alfano. Si, perché si voterà anche nella città dei templi. Qui il Pd ha un padre padrone, Angelo Capodicasa, che é stato presidente dell’Assemblea Regionale e Presidente della Regione, e che da presidente della regione ha avuto in giunta, al potente assessorato dell’Agricoltura, Totò Cuffaro. Ad Agrigento Capodicasa non fa le primarie, per paura di perderle, di ritrovarsi come candidato a sindaco il suo più pugnace nemico, l’ambientalista Peppe Arnone, al quale il Pd ha negato anche la tessera. All’inizio degli anni novanta Arnone fu ad un passo da sindaco; sindaco con gli exit poll. Poi, nella notte, accadde quel che accadde, e l’attuale gruppo dirigente locale del Pd, Capodicasa in testa, tirò un sospiro di sollievo. Il 6 e 7 maggio lo scenario potrebbe essere: Ferrandelli a Palermo e ad Agrigento l’incubo dei vecchi Pd che ritorna.

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