Belsito, storia del cassiere della Lega Ladrona
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Belsito, storia del cassiere della Lega Ladrona

Accusato di appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni dello Stato, nella storia personale del tesoriere leghista forse mancano anche i titoli di studio.

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4 Aprile 2012 - 14.29


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Dopo la perquisizione dei Carabinieri e della Guardia di Finanza nelle sedi milanesi della Lega Nord in via Bellerio, è nato il caso Belsito. Il tesoriere del partito di Bossi è accusato dei reti di appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni dello Stato. Proprio lo Stato in cui Francesco Belsito forse non crede, dal momento che il suo partito dice da sempre di voler creare una nazione padana separata. Ma le leggi, purtroppo per lui, valgono anche dalle sue parti. Ma qual è la storia di Francesco Belsito?

Papà di tre bambini, Belsito è nato nel 1971 a Genova, dove attualmente risiede. Comincia con Forza Italia e come portaborse dell’ex ministro della giustizia Alfredo Biondi. Politicamente quindi cresce non nella lega della prima ora, formandosi negli ambienti berlusconiani. Fa carriera Belsito e approda nelle sedi del Carroccio nel 2002, con l’incarico di capo segreteria del Presidente del Consiglio regionale della Liguria. Nel 2009, Umberto Bossi gli consegna il testimone che fu di Maurizio Balocchi e quindi la chiave della tesoreria leghista. Ma la sua carriera non ha freni e diventa anche commissario provinciale della Lega Nord a Genova e dal 2010 vicepresidente della Fincantieri.

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Con questo curriculum forse Belsito ha una buona formazione alle spalle. Infatti, ha sempre detto di avere una laurea in Scienze Politiche a Londra e una a Malta. Ma entrambi i titoli non sarebbero validi. Quello di Malta non è riconosciuto in Italia e per quanto riguarda Londra, l’Università di Genova afferma che quella laurea è stata addirittura annullata. Strana storia per quello che riguarda i suoi titoli di studio. Ma il diploma all’istituto privato Pianma-Fejevi di Frattamaggiore è valido?

La storia attuale di Francesco Belsito, però, è decisamente più interessante. Il tesoriere è un appassionato di investimenti finanziari, tanto che decide di prelevare un bel po’ di fondi dalle casse del partito per investirli in Tanzania, a Cipro e in Norvegia. Forse ha pensato che con l’attuale crisi finanziaria italiana, quei soldi sarebbero stati più al sicuro all’estero. A questo gioco della finanza, però, non ci stanno Roberto Maroni e il suo seguito, puntando il dito in direzione del tesoriere, sospettato a questo punto di aver sottratto i soldi usandoli per sostenere i “costi” della famiglia Bossi.

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