La batosta di Parma dà una lezione alla nomenclatura del Pd, la stessa che arriva da Palermo dove trionfa l’Orlando Sempre Furioso. Il senso è: basta essere casta, tornate tra la gente, apritevi alla realtà, o i vostri giochetti da apparato tutto invischiato nel regime vi seppelliranno.
I candidati del Pd erano oggetivamente “gerarchi”, o per dirla in italiano forbito “burocrati”. Per questo a Palermo ha vinto Orlando e a Parma il “carneade” di Grillo. Un calcio lì dove fa più male. Bene? Sì, bene.
Perché i partiti o cambiano o muoiono, e noi con loro. Prima lo capiscono meglio è, e siccome ancora non lo capiscono allora ben vengano terapie dure.
Quanto a Grillo e il suo Movimento. Oggetivamente non ci siamo, non ci piace e la linea tenuta da Grillo in questi giorni, è stata orribile, a nostro avviso. Il movimento soffre, lo abbiamo spiegato, di un leaderismo soffocante. Il comico-guru e castigatore dei potenti è un personaggio che ha vizi antidemocratici travestiti da istinti populistici; è un fenomeno non solo italiano ma di portata europea. Il rischio è che la base segua il ‘capo’ su questo crinale, l’augurio è invece che se ne liberi.
E tutavia se guardiamo a chi ha incarnato la protesta in Francia, in Grecia, in Germania… beh, sono tutti, o quasi tutti, partiti di ringhiosa xenofobia, partiti che inneggiano all'”identità” come a una mazza ferrata, nostalgici di fasci e moschetti. Vista così l’affermazione di Grillo e compagni è un male minore, almeno questo dobbiamo credere. Che cioè non prevalga al suo interno il campanilismo fine a sé stesso, il fastidio per lo Stato e per il diverso.
E però va anche detto che parole d’ordine odiose come quelle dei neo-nazisti greci o dei lepenisti francesi non le abbiamo sentite. Le avremmo sentite se avesse vinto Forza Nuova. Ma per fortuna non è andata così. E visto il vento xenofobo, la ventata fascista che ci circonda, che dire… meglio così.
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